Sono trascorsi dieci anni da quando il grande colosso del cemento, a Vibo Marina, ha chiuso i cancelli. La grande crisi del settore edile ha costretto Italcementi ad attuare una politica di tagli e contenimento, che purtroppo hanno portato al licenziamento di circa 35 unità lavorative. Le altre 50 invece sono state trasferite in altri stabilimenti, lontano dalle famiglie. Ma c’è anche chi pur di non perdere l’occupazione ha dovuto accettare di girare il mondo, senza radici, senza affetti. Con la chiusura dell’ultimo baluardo produttivo il tessuto economico del territorio si è completamente lacerato. In breve tempo il litorale, che non è riuscito ad ingranare neppure dal punto di vista turistico, si è trasformato in un luogo senza connotazione. Eppure attorno al grande gigante ruotava un indotto di ben 400 lavoratori. I camion entravano vuoti e uscivano carichi di cemento che veniva distribuito non solo in Italia, ma anche all’estero. L’invidiabile posizione strategica di Vibo Marina era riuscita a creare un giro d’affari notevole ed a movimentare un circuito in cui finanche il piccolo negozio di alimentari riusciva ad avere un ottimo fatturato. La cementeria era infatti centro di gravità per l’intera comunità. In realtà fu la prima filiera ad essere avviata negli anni della ricostruzione post bellica con la “Calci e cementi di Segni”. Dopo qualche anno, con i Pesenti, la fabbrica assunse una dimensione industriale. L’impianto infatti è stato interamente riammodernato. Ma nel 2012 tutto è finito. È sfumata anche la riconversione del sito che oggi, con il problema dei rifiuti che incombe, «sarebbe potuto essere una ricchezza per il territorio», rilevano alcuni ex operai. All’epoca i Pesenti avevano affidato uno studio di fattibilità alla società Nomisma, la quale aveva proposto, tra le altre cose, di trasformare l’ex Italcementi di Vibo Marina in un impianto di Css (Combustibile solido secondario) con ricadute ambientali quasi nulle sul territorio. Per la verità di progetti, dopo la chiusura del cementificio ce ne sono stati tanti. Ad ogni tornata elettorale ne sbucava qualcuno dal cilindro del politico di turno.
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro