«Il Comune di Roccabernarda era controllato da Bagnato che faceva il bello e cattivo tempo soprattutto nel settore degli appalti pubblici». Parola del collaboratore di giustizia, Domenico Iaquinta. Che, rispondendo alle domande dei pm della Dda di Catanzaro, ha tratteggiato lo scenario un Municipio totalmente avviluppato dai “tentacoli" della cosca capeggiata da Antonio Santo Bagnato. Le sue dichiarazioni sono contenute nelle carte dell'inchiesta coordinata dalla Procura antimafia che venerdì, sulla scia del blitz "Trigarium" (terminato con 14 condanne definitive), ha portato i carabinieri ad arrestare tre persone su disposizione del gip di Catanzaro: oltre che per Antonio Santo Bagnanto, le manette sono scattate anche per il fratello Gianfranco Bagnato e l'imprenditore Antonio Lonetto. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro