L’udienza davanti al gup di Catanzaro Maria Cristina Flesca è fissata per il prossimo 12 dicembre. Il giudice distrettuale dovrà pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Dda del capoluogo nei confronti di tutti i 285 indagati coinvolti in “Olimpo”, “Imperium” e “Maestrale-Carthago”. Sono state riunite in un unico fascicolo le tre scottanti inchieste che hanno svelato le infiltrazioni dei clan del Vibonese nelle attività economiche del territorio e i rapporti con esponenti della pubblica amministrazione, dell’imprenditoria e dell’avvocatura. Tanti i nomi eccellenti coinvolti nelle indagini della Procura guidata fino a poche settimane fa dal procuratore Nicola Gratteri, che ha firmato il provvedimento di chiusura indagini con l’aggiunto Vincenzo Capomolla (oggi procuratore facente funzioni) e i pm Annamaria Frustaci, Andrea Buzzelli e
Olimpo
L’inchiesta è incentrata sui presunti interessi della ‘ndrangheta del Vibonese nel settore del turismo. Erano state 56 le persone arrestate (78 in totale gli indagati). Le accuse sono di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, sequestro di persona, trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza con violenza e minaccia e traffico di influenze illecite, reati aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa; nonché di corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio e associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione ed al riciclaggio di macchine agricole, aggravate dalla transnazionalità e anche in questo caso dall’agevolazione mafiosa. Per gli inquirenti le indagini hanno fatto emergere come i clan vibonesi fossero pienamente «inseriti nel contesto economico locale tanto nelle attività imprenditoriali legate al settore turistico, alberghiero e della ristorazione, quanto nel controllo sul sistema delle forniture nel circuito delle stesse strutture». Un controllo totale del territorio che si sarebbe realizzato anche grazie alle connivenze dei cosiddetti colletti bianchi.
Maestrale-Carthago
l provvedimento di fermo riguarda 61 persone (167 invece le persone indagate). L’inchiesta avrebbe consentito di mappare la geografia della criminalità organizzata nei comuni di Mileto, Filandari, Zungri, Briatico e Cessaniti, ricostruendo ruoli, compiti e dinamiche dei capi, promotori, organizzatori e partecipi delle associazioni mafiose, evidenziando la loro forte vocazione economico - imprenditoriale e la capacità di intessere fluidi rapporti con «colletti bianchi»: assieme al gotha della criminalità organizzata compaiono i nomi degli “insospettabili”. Tra le accuse c’è anche l’omicidio dell’imprenditrice Maria Chindamo contestato a Salvatore Ascone.
Imperium
La ’ndrangheta aveva messo da tempo le mani su alcuni complessi alberghieri della Costa degli Dei condizionandone l’attività e influendo sulla loro gestione. È quanto è emerso dall’inchiesta che ha portato al fermodi quattro persone legate alla cosca Mancuso (48 indagati, 11,5 milioni di beni sequestrati). E di uno di questi alberghi, in particolare, il Sayonara di Nicotera Marina, il controllo era tale da consentire di organizzarvi importanti summit mafiosi. Ad alcuni dei quali hanno partecipato esponenti di Cosa Nostra. Incontri che sono serviti a sondare la disponibilità da parte della ’ndrangheta a partecipare alla cosiddetta «strategia stragista» che Cosa nostra attuò agli inizi degli anni ’90.
Indagati eccellenti
La richiesta di rinvio a giudizio interessa tra gli altri: l’ex direttore generale del Dipartimento Turismo della Regione Calabria Pasquale Anastasi, accusato di traffico di influenze illecite aggravato dalle modalità mafiose; Rodolfo Bova, ex capo struttura del Dipartimento Turismo della Regione; l’ex dirigente dell’Asp di Vibo (ed attuale direttore sanitario della clinica Villa Sant'Anna di Catanzaro) Cesare Pasqua (accusato di concorso esterno in associazione mafiosa); l’ex presidente della Provincia di Vibo Andrea Niglia (truffa aggravata in relazione ad un concorso); Saveria Angiò (impiegata della Prefettura di Vibo Valentia, nonchè cognata del boss di Tropea Antonio La Rosa), Maria Vittoria Errigo (nutrizionista dell’Asp di Vibo); gli avvocati del Foro di Vibo Azzurra Pelaggi, Francesco Sabatino e Daniela Garisto; il sindacalista Gianfranco La Torre; il medico legale Alfonso Luciano; l’ex assessore regionale Francescantonio Stillitani e il fratello imprenditore Emanuele Stillitani.