Trent'anni di reclusione sono stati inflitti dal Tribunale di Vibo al presunto boss di Zungri Giuseppe Antonio Accorinti in accoglimento della richiesta avanzata nella requisitoria dal pm della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.
Accorinti è l’unico imputato in questo filone processuale della maxi inchiesta contro le cosche di 'ndrangheta del vibonese «Rinascita-Scott» dopo l’accoglimento della sua richiesta di ricusazione del collegio giudicante il filone principale in ordinario che si è concluso qualche giorno fa.
I pm antimafia Antonio De Bernardo, Annamaria Frustaci e Andrea Buzzelli - che in sede di requisitoria si erano alternati parlando complessivamente per circa otto ore - avevano illustrando al Tribunale presieduto da Gianfranco Grillone, il profilo associativo dell’imputato, accusato di essere il promotore dell’omonimo clan di Zungri con tentacoli estesi su altri centri del Vibonese: da Rombiolo, cuore dell’altopiano del Poro fino a Cessaniti e Pannaconi. Oltre all’associazione mafiosa, Peppone Accorinti era chiamato a rispondere anche di narcotraffico, estorsione, detenzione illegale di armi, danneggiamento ed altri reati minori.
Nella scala gerarchica della 'ndrangheta vibonese, Accorinti - difeso dall’avvocato Luca Cianferoni - è considerato per potenza e pericolosità secondo solo al boss di Limbadi Luigi Mancuso, anche lui giudicato separatamente rispetto al filone principale di «Rinascita-Scott», nel processo «Petrolmafie», e nei confronti del quale, sempre oggi, è stata inflitta la stessa condanna di Accorinti.
Il presunto boss di Zungri è stato imputato anche in un altro filone di «Rinascita-Scott» relativo agli omicidi che si è definito l’altro giorno in Corte d’Assise di Catanzaro con una condanna all’ergastolo, per come chiesto dalla Dda, per il duplice omicidio di Roberto Soriano di Filandari e Giuseppe Lo Giudice di Piscopio, avvenuto nell’agosto del 1996.
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