Sbarrate le porte del reparto di psichiatria dello Jazzolino, dove al momento, ad operare è un solo medico. L’Azienda sanitaria è stata costretta a bloccare i ricoveri fino a quando non sarà individuata una soluzione. E così il depauperamento del nosocomio cittadino va avanti inesorabilmente. Mentre sempre più utenti sono costretti a rivolgersi ad altri presidi della regione o ad emigrare in strutture del Nord Italia. A gravare come un macigno sul fragile sistema sanitario locale è la carenza di personale e non solo. I concorsi vengono espletati, ma a quanto pare nessuno specialista intende prestare servizio nell’ospedale Jazzolino. I motivi? Turni massacranti per mancanza d’organico, rischio più alto di contenziosi medico legali e aggressioni, poca flessibilità nell’attività libero-professionale. L’arrivo dei medici cubani era stato presentato dalla Regione come la panacea di tutti i mali, ma a quanto pare così non è stato. In realtà l’itinerario che si snoda all’interno dello Jazzolino accomuna sia criticità strutturali che organizzative. Si tratta di problemi cronici ai quali da anni l’Azienda sanitaria non riesce a dare risposte. Da una parte le condizioni dell’edificio, ormai vetusto e decadente, dall’altra il numero ridotto degli operatori sanitari. È ormai lontano il tempo in cui l’ospedale cittadino poteva contare su prestigiosi reparti, molti dei quali sono stati chiusi e declassati a semplici ambulatori. Non esiste più né la divisione di Oculistica, né di Otorinolaringoiatria e Nefrologia, dove in passato si effettuavano interventi e ricoveri. A ciò si aggiunge la carenza di posti letto, l’insufficienza di risorse, l’aumento della possibilità di errori in ragione di turni estenuanti, il caos della Medicina d’urgenza con carichi di lavoro non più sostenibili. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro