Petilia Policastro, niente ergastolo per Rosario Curcio. Non è stato lui il mandante dell'omicidio di Massimo Vona
Rosario Curcio, alias “Pilurussu”, non è stato il mandante dell'assassinio del 44enne Massimo Vona, detto “Malutiempu”, avvenuto il 30 ottobre 2018 a Petilia Policastro. Lo ha sancito ieri la Corte d'assise d'appello di Catanzaro che, nel confermare per l'imputato gli 8 anni e 8 mesi di carcere comminati in primo grado per estorsione, ha rigettato la richiesta del pubblico ministero di infliggere l'ergastolo a Curcio. Contestualmente, i giudici hanno ridotto le condanne a tre accusati e per gli altri quattro hanno ribadito le stesse pene decise il 13 luglio 2022 dal gup di Catanzaro. È stato questo l'esito del processo d’appello di rito abbreviato nato dall'inchiesta "Eleo" coordinata dalla Dda di Catanzaro. L'operazione, scattata il 25 gennaio 2021 con 12 fermi eseguiti dai carabinieri, mise all'angolo le nuove leve della cosca di Petilia Policastro attiva anche a Cotronei. Curcio, considerato dalla Procura antimafia il reggente della ’ndrina petilina, in primo grado fu scagionato dall'accusa dell'omicidio di Vona e condannato “solo” per estorsione. Ma a far cambiare idea agli inquirenti, erano state le dichiarazioni rilasciate a settembre 2022 dal collaboratore di giustizia, Domenico Iaquinta, già esponente della cosca Bagnato di Roccabernarda, sul delitto di lupara bianca: «Posso dire per esperienza - riferì il pentito - che un omicidio del genere non poteva avvenire sul territorio senza, quanto meno, il permesso del capo locale di Petilia che in quel periodo era Rosario Curcio». Da qui il ricorso del pm contro l’assoluzione di Curcio dal suo presunto coinvolgimento nell’agguato mortale a “Malutiempu” che - per gli investigatori - fu freddato con due colpi di fucile da Pierluigi Ierardi (imputato in un giudizio parallelo), e il suo corpo mai ritrovato. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro