Anche sul processo "Acquamala" di rito ordinario è arrivato il sigillo della Cassazione. La Suprema Corte, nel dichiarare inammissibili i ricorsi, ha reso definitive le sette condanne concordate tra accusa e difesa che sono state applicate il 23 novembre 2022 dalla Corte d'appello di Catanzaro. Mentre lo scorso 8 giugno, è terminato con 12 pene irrevocabili il procedimento di rito abbreviato scaturito dall'operazione della Dda di Catanzaro che, nel 2019, smantellò la rete di narcotrafficanti e spacciatori attiva nel rione rom di via Acquabona, a Crotone. Le condanne definitive: Maria Scicchitano, 2 anni e 7 mesi di carcere; Francesco Bevilacqua, 2 anni, 5 mesi e 15 giorni; Damiano Bevilacqua, 2 anni, 5 mesi e 15 giorni; Damiano Amato, 3 anni e 11 mesi; Damiano Passalacqua, 1 anno e 7 mesi; Rosetta Bevilacqua, 1 anno e 3 mesi; e Antonio Manetta, 2 anni e 4 mesi. I reclami, scrive nell'ordinanza il collegio della sesta sezione, «hanno rivolto generiche censure alla parte della decisione che avrebbe omesso di apprezzare i singoli aumenti di pena, in realtà frutto di accordo recepito dalla Corte di appello». Invece, le difese degli imputati lamentavano «vizi di motivazione e violazione di legge» in merito «alla sussistenza del reato ed alla determinazione» delle condanne comminate in secondo grado «anche con riferimento ai singoli aumenti di pena». Una tesi che però non è stata accolta dagli ermellini. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro