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Lamezia, pronto soccorso in affanno. Lunghe attese e nervi alle stelle

Più che raddoppiato in questi giorni l’afflusso dei pazienti al “Giovanni Paolo II”. In città picco di influenza e numerosi casi di polmonite. Disagi per la carenza di medici in ospedale e sul territorio

Ennesimo periodo, questo delle festività che volgono ora a concludersi, di grande affanno al Pronto Soccorso lametino, tra situazioni emergenziali purtroppo ordinarie e, come se non bastasse, il picco di influenza stagionale che ha tra l’altro riacceso qualche focolare di Covid-19. Le conseguenze sono note: lunghe trafile di attese sfiancanti per parenti e accompagnatori, oltre che per gli stessi pazienti quando il triage li obbliga a cedere il turno a chi versa in condizioni più gravi. In realtà, recependo qualche commento dallo stesso personale sanitario (medico o infermieristico), l’affanno è dovuto anche alla stessa assenza di molti medici in malattia, e non pochi sono coloro che richiamano un concreto problema anche “culturale”, che attiene più stringatamente alla medicina territoriale, visto che numerosi sono i pazienti che si recano al pronto soccorso per sindromi influenzali, o parainfluenzali, pazienti, insomma, che andrebbero gestiti tranquillamente dai medici curanti e che, invece, si riversano sul Pronto Soccorso congestionando le file.
Altri commenti dal personale, inoltre, continuano a sottolineare le mai scomparse aggressioni (verbali, se non fisiche) che si verificano purtroppo proprio quando il Pronto Soccorso versa in condizioni di particolare stress. Proprio nelle ultime ore, sull’argomento si è espresso Francesco Carito (Pd): «2 gennaio 2024 ore 18:30, pronto soccorso di Lamezia Terme, decine di persone in attesa di essere visitate, 2 in codice rosso e numerose in codice giallo e verde. A visitare i pazienti, in ordine di gravità, due soli medici: una dottoressa italiana e una cubana. Qualche infermiere che si destreggia tra accettazioni e assistenza ai pazienti, due guardie giurate e un poliziotto a calmare gli animi dei parenti dei malati che prendono d’assalto la sala d’attesa come mosche sul miele».

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