L'ombra del “Clan dei Gaglianesi” torna a stendersi minacciosa sulla città. Dopo essere stata praticamente azzerata dalle operazioni di magistratura e forze di polizia, la cosca catanzarese torna sotto i riflettori degli inquirenti. L'inchiesta “Secreta Collis”, culminata con il fermo di venti persone, ha confermato come Gagliano e Mater Domini siano tornati epicentro di traffici illeciti. Lo stesso procuratore Vincenzo Capomolla in conferenza stampa ha sottolineato che «i quartieri erano nel pieno controllo dei clan». A fare da anello di congiunzione tra vecchia e nuova generazione sarebbe Domenico Rizza, 67enne, conosciuto con il nome di “Enrico”. Per gli investigatori sarebbe stato lui a tenere le fila dei traffici di droga e armi. Negli atti dell'inchiesta è indicato come «il promotore, capo e organizzatore dell’associazione in grado di accreditarsi con le cosche di 'ndrangheta calabresi più sanguinarie, da cui ha acquistato sostanza stupefacente e che ha rifornito di armi, da guerra e comuni da sparo». Avrebbe gestito un piccolo arsenale, 70 tra pistole e mitra con oltre 7mila proiettili. Tutto nascosto sotto terra in bidoni chiusi ermeticamente in un terreno impervio adiacente ad alcuni terreni di proprietà proprio di Rizza. I precedenti Per tratteggiare il profilo di Rizza i pm Antonio De Bernardo e Veronica Calcagno hanno inserito nel provvedimento di fermo un episodio risalente a circa 15 anni fa ma che è stato possibile ricostruire proprio grazie alle intercettazioni disposte in questo procedimento. Il reato è prescritto ma lo stesso Rizza in un dialogo captato dalla Squadra Mobile si sarebbe autoaccusato di aver avuto un ruolo nella gambizzazione di un commerciante ambulante avvenuta a Catanzaro nel 2008. Stando a quanto emerge dall'intercettazione sarebbe stato proprio Rizza a dare il via libera all'attentato e a fornire l'arma, una pistola calibro 38, e uno scooter. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro