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Grave carenza di personale nelle carceri. Allarme rosso nel distretto di Catanzaro

Nel 2023 nei penitenziari calabresi si sono suicidate 66 persone. Rilevato sovraffollamento nei penitenziari di Cosenza e Crotone

Nel 2023, nelle carceri calabresi sono decedute 160 persone: 66 di esse (il 41,2%) sono morte per suicidio. È quanto emerge dalla relazione di Gabriella Reillo, presidente facente funzioni della Corte d’Appello di Catanzaro, resa nota sabato scorso nel corso della cerimonia inaugurale dell’anno giudiziario 2024 tenutasi nel capoluogo di regione.

La relazione ripercorre le carenze del sistema penitenziario partendo dal numero totale di persone ristrette in uno degli istituti calabresi: in totale sono 1.920, di cui 672 a Catanzaro (di cui 17 in Alta Sicurezza), 394 a Vibo Valentia, 316 a Rossano; 267 a Cosenza; 102 a Castrovillari; 212 a Paola; 140 a Crotone. Con questi numeri, il sovraffollamento «risulta essere limitato a due soli istituti: Cosenza e Crotone».

Nel documento, emerge la preoccupazione anche per la carenza di organico negli istituti penitenziari «che accomuna tutti gli istituti» e «necessita di essere sanata soprattutto alla luce della riforma della legge sull’ordinamento penitenziario», scrive Reillo. Una carenza che riguarda anche le figure professionali di supporto all’attività della magistratura nelle valutazioni necessarie a determinare la concessione di permessi o misure alternative. Alla luce delle assenze di organico di tali professionisti, gli istituti penitenziari non sono in grado di offrire tali relazioni.

Il tema delle carenze d’organico si lega agli aspetti sanitari della vita in carcere. Tra i problemi del sistema penitenziario calabrese evidenziati da Reillo, quindi, c’è che «criticità e disordini sono dovuti alla già citata problematica della presenza in istituto di detenuti affetti da disturbi psichiatrici di varia natura, il che è ampliato, evidentemente, dall’assenza di specialisti in psichiatria e di apposite articolazioni per la tutela della salute mentale», oltre alla «carenza degli organici delle aree educative, costituite da pochissime unità in rapporto al numero dei ristretti ed alla problematicità di ognuno di essi, atteso che oltre ai portatori di patologie psichiatriche, la popolazione detenuta conta vari appartenenti ad organizzazioni mafiose, ad organizzazioni terroristiche anche internazionali, sex offenders, tossicodipendenti, stranieri di diverse nazionalità».

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