«Se Davide fosse stato normale, verosimilmente non avrebbe avuto le lesioni ripotate». E ancora: «Un solo pugno non avrebbe potuto uccidere una persona». Pesano come macigni le parole che ieri Francesco Introna, professore ordinario di Medicina legale dell'Università di Bari, ha pronunciato davanti al Tribunale di Crotone che sta giudicando gli altri due imputati (Anna Perugino e Andrej Gaju) accusati di aver preso parte alla spedizione punitiva che ridusse in coma Davide Ferrerio. Si tratta del 22enne bolognese che, l'11 agosto 2022 a Crotone, venne colpito con una ginocchiata ed un pugno dal 23enne Nicolò Passalacqua (condannto a 20 anni e 4 mesi di carcere nel primo grado di rito abbreviato) per un errore di persona. L'accademico è stato incaricato dal collegio presieduto da Edoardo D'Ambrosio per «ricostruire l’esatta dinamica dell’aggressione» e chiarire le cause delle lesioni subite da Davide. E dai nuovi accertamenti, Introna ha stabilito che «l’osteogenesi imperfetta da cui è affetto Ferrerio» ha assunto «un ruolo concausale nell’ambito della lesività fratturativa cranica». Quindi, la malattia delle ossa fragili di cui soffrirebbe Davide ha inciso sui danni patiti in seguito al pestaggio.
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