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I contrasti tra i clan egemoni di Crotone. L’intervento dei capi ha evitato il peggio

La scoperta dei Carabinieri nell’ambito dell’inchiesta “Glicine-Acheronte”. Gli affari e le tensioni latenti tra i Megna e i Farao-Marincola

Non sempre i rapporti tra la cosca Megna di Papanice e il clan Farao-Marincola di Cirò sono stati idilliaci. Perché nel recente passato non sono mancati momenti di tensione al punto da rendere necessario l’intervento dei vertici di entrambi i clan per far ritornare il sereno sotto il “cielo criminale” della provincia di Crotone. È quanto hanno scoperto i carabinieri del Reparto operativo speciale di Catanzaro nell'ambito dell'inchiesta Glicine-Acheronte coordinata dalla Dda che vede sotto accusa 129 persone.

L'operazione, scattata il 27 giugno 2023 con 43 misure cautelari eseguite dai militari dell'Arma, avrebbe disarticolato il locale di 'ndrangheta dei “papaniciari” e smantellato il presunto comitato d'affari che avrebbe utilizzato le istituzioni pubbliche per fini elettorali. Nel dettaglio, militari del Reparto anticrimine hanno messo sotto la lente i movimenti del boss, Mico Megna, tornato in libertà nel 2014 dopo 19 anni di detenzione. E sulla base di alcuni elementi investigativi raccolti con l’indagine Stige, l'Arma - si legge nell'informativa redatta nel 2018 e confluita in Glicine Acheronte - ha accertato numerosi contatti tra i vertici papaniciari e Salvatore Morrone, detto "U Biondo", ritenuto un esponente di spicco dei Farao-Marincola. Tant’è che Morrone, per gli inquirenti, avrebbe avuto una serie interlocuzioni con Mico Megna, Maurizio Del Poggetto e Pantaleone Megna.

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