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Inchiesta nel carcere a Catanzaro, l'ex direttrice Paravati: “Vi abbiamo fatto entrare tutto, vi trattiamo bene”

C'è anche l’ex direttrice del carcere di Catanzaro, Angela Paravati, 59 anni, tra le 26 persone arrestate dai carabinieri e dalla polizia penitenziaria nell’ambito dell’inchiesta sui presunti illeciti nella gestione della struttura detentiva. Insieme all’ex direttrice è stata arrestata Simona Poli, di 46 anni, comandante capo della polizia penitenziaria. L’ex direttrice è accusata, tra l’altro, di avere favorito, nel marzo del 2022, in concorso con Simona Poli, l'evasione di un detenuto. Per Angela Paravati è stata disposta la custodia cautelare in carcere.

Ciò che accadeva nel carcere di Catanzaro aveva dell'inquietante. A sottolinearlo è stato proprio il Procuratore capo della Dda, Vincenzo Capomolla, a margine della conferenza stampa successiva all'operazione. Tra omissioni e connivenze, esce fuori un quadro molto allarmante che dipinge una forte connessione tra controllati... e controllori. Dalle intercettazioni emerse, risulta come l'allora responsabile dell'Istituto penitenziario fosse al corrente di ciò che accadeva. “Vi abbiamo fatto entrare tutte cose tramite pacchi, dice... qua vi faccio stare bene, e mi fate un mancato rientro...? Mi assumo la responsabilità... dice, che so che in questo carcere entrano... dice... che c'è fumo, che ci sono telefoni per farvi stare tranquilli, e non entrate nelle celle?”.

Iniziava dal vertice il "marcio" che per alcuni anni, secondo quanto é emerso dall'inchiesta della Procura della Repubblica, si era infiltrato nel carcere di Catanzaro. Una struttura che ospita oltre seicento detenuti, il più alto tra le carceri della Calabria, tra cui molti affiliati alla 'ndrangheta. Gli indagati nell’inchiesta sono, complessivamente, 76. Tra i 14 dipendenti della polizia penitenziaria coinvolti nell’indagine, tre sono finiti in carcere. Si tratta, oltre a Simona Poli, di Maurizio Corasaniti, di 54 anni, e Domenico Sacco, di 58. Il Gip distrettuale di Catanzaro, Gabriella Pede, oltre alle 26 ordinanze di custodia cautelare, 16 in carcere e dieci ai domiciliari, ha emesso anche cinque obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e sette sospensioni dall’esercizio delle funzioni.

Un «quadro inquietante», lo ha definito, appunto, in conferenza stampa, il Procuratore della Repubblica facente funzioni, Vincenzo Capomolla. La posizione più grave è quella di Angela Paravati, che aveva lasciato la direzione del carcere nel settembre del 2022 dopo 12 anni. Le vengono contestati, infatti, vari reati, che vanno dal concorso esterno in associazione per delinquere e dal falso alla falsità ideologica e alla corruzione. Quest’ultimo reato deriva dal fatto che l’ex direttrice avrebbe agevolato il trasferimento di Emanuela Elia, assistente capo del corpo di polizia penitenziaria, che nell’inchiesta è solo indagata, al Tribunale di sorveglianza di Catanzaro. In cambio Paravati avrebbe ottenuto un soggiorno per sé e la sua famiglia in un albergo di Pizzo, tra le più rinomate località turistiche calabresi.

L’inchiesta ha portato alla scoperta che nel carcere si erano costituiti, senza che né l’ex direttrice e né la polizia penitenziaria intervenissero, anzi con la loro complicità, due gruppi criminali, uno dedito al traffico di stupefacenti e l'altro allo smercio di sim card e telefoni cellulari. Tra l'altro, una perquisizione effettuata all’interno del carcere nel corso dell’inchiesta aveva portato al ritrovamento di due carte di credito prepagate sulle quali, in quattro mesi, sono risultate operazioni per 35 mila euro su una e per 15 mila euro sull'altra.

Un caso particolare riguarda un detenuto, Vincenzo Trimarchi, già ammesso al lavoro esterno, che avrebbe avuto la possibilità nel 2022, grazie ai buoni uffici della direttrice Paravati e di Simona Poli, di visionare un appartamento di suo interesse, in vista della scarcerazione, prevista per il 2025, senza alcuna autorizzazione da parte del giudice di sorveglianza. Trimarchi, comunque, dopo avere visitato l’appartamento, fece rientro in carcere ed é tuttora detenuto. Una vicenda analoga a quella di Catanzaro ha riguardato il carcere di Carinola, nel casertano. Anche in questo caso sono stati scoperti, all’interno della struttura, un’attività di spaccio di droga e l’introduzione di cellulari e schede telefoniche, con l’arresto da parte dei carabinieri di 13 persone.

E' solo indagato, Franco Cerminara, di 57 anni, l’assistente capo della polizia penitenziaria coinvolto nell’inchiesta sui presunti illeciti nella gestione del carcere di Catanzaro. L'avvocato Tonino Barberio, che difende il Cerminara, precisa che il suo cliente "è del tutto estraneo ai fatti contestati da non aver neppure ricevuto un avviso di garanzia per l’ipotesi di reato contestata. Il Cerminara nella sua funzione di assistente capo non si occupa di accompagnare all’esterno i detenuti ammessi alla misura lavorativa fuori dal carcere".

 

 

 

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