L'alba nera di Cutro, un anno dopo la strage di Steccato: “Si potevano salvare tutti” PARTE PRIMA
E venne il giorno in cui Steccato di Cutro conobbe l'alba nera. Di sbarchi, anche complicati e drammatici, sulle rotte che dall'Asia e dall'Africa conducono in Calabria, ce n'erano stati anche prima del 26 febbraio 2023. Nessuno, però, aveva aperto uno squarcio nell'anima così come il naufragio costato la vita a 94 migranti, oltre a un numero imprecisato di dispersi che non hanno avuto neanche degna sepoltura e si sono inabissati nel mare. Come quel caicco, non certo destinato a traversate così lunghe, non certo sufficientemente solido da poter portare quasi 200 persone con il mare in tempesta: si è letteralmente sbriciolato a pochi metri dalla costa, infrangendo i sogni di decine e decine di persone scappate dalla guerra, dalle persecuzioni, da morte certa. A poco meno di un anno dalla strage di Steccato di Cutro, siamo tornati a riaccendere i riflettori delle telecamere di Carta Saggia su quell'alba nera. Lo abbiamo fatto attraverso gli occhi e i racconti di chi ha vissuto il naufragio negli istanti successivi: pescatori, volontari di associazioni e reti solidali, giornalisti. Tutti concordi nel dire che questa storia sarebbe potuta finire diversamente. Che, sì, si potevano salvare. Tutti.