Alla fine ha retto solo la confisca del "Marine Park Village" di Punta Scifo. Troppi infatti gli anni trascorsi dalle presunte violazioni penali contestate nell'inchiesta della Procura di Crotone sulla realizzazione del villaggio abusivo, rimasto incompleto, in un'area vincolata di Capo colonna dove vigono i vincoli ambientale, archeologico e paesaggistico. Ieri, infatti, la Corte d'Appello di Catanzaro, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore generale Giuseppe Cava, ha prosciolto i cinque imputati (tra dirigenti e funzionari comunali, tecnici e imprenditori) in quanto si sono prescritti i reati di abuso d’ufficio, lottizzazione abusiva, deturpamento delle bellezze naturali e falso che, a vario titolo, venivano loro contestati. Contestualmente però, il collegio presieduto da Alessandro Bravin (a latere le giudici Maria Rosaria di Girolamo e Assunta Maiore) da un lato ha confermato i sigilli sui terreni e le opere messe in piedi perché il loro sequestro nel 2017 ha allungato i termini di prescrizione degli illeciti mossi, mentre dall'altro ha revocato l'obbligo di ripristino dello stato dei luoghi che gravava su tre accusati.
Questi gli imputati per i quali è scattato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione delle accuse addebitate: i titolari del villaggio Salvatore e Armando Scalise (che in primo grado furono condannati a 1 anno 6 mesi di carcere ciascuno); la dirigente del Comune di Crotone Elisabetta Dominijanni (2 anni e 6 mesi); l'ex funzionario del Municipio di Crotone, Gaetano Stabile (2 anni e 6 mesi); e il progettista dei manufatti, Gioacchino Bonaccorsi (1 anno e 6 mesi).
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