La subcultura della “ominità” e la donna che non doveva più amare. Maria Chindamo è stata ingoiata dalla lupara bianca il 6 maggio del 2016. La mattina di quel giorno di primavera venne aggredita davanti al cancello d’ingresso della proprietà di famiglia, a Limbadi, da almeno due persone. Non ebbe il tempo di spegnere il motore dell’auto: la pestarono selvaggiamente fino a farla svenire, poi la caricarono su una vettura, finirono il “lavoro” da un’altra parte e diedero infine il corpo in pasto ai maiali.
Maria non aveva colpe: svolgeva la professione di commercialista a Laureana di Borrello, s’era separata dal marito, Nando Punturiero, dal quale aveva avuto tre figli, Vincenzino, Federica e Letizia. L’amore tra i due, legati sin dalla giovane età, era finito come spesso può accadere nelle coppie. L’ex marito, il cinque maggio del 2015, s’è poi tolto la vita sparandosi un colpo di pistola alla testa a Rosarno, doveva aveva continuato a risiedere. Dopo la separazione, Maria aveva coltivato alla luce del sole una relazione sentimentale con un poliziotto.
Vincenzo Chindamo, docente, è il fratello di Maria e da quella mattina di maggio non ha mai smesso di invocare giustizia per la sorella. Ha combattuto sul fronte giudiziario e s’è poi impegnato spasmodicamente nella società civile perchè il caso non fosse lasciato irrisolto e dimenticato. Il 14 marzo prossimo comincerà in Corte di Assise a Catanzaro il processo nei confronti di Salvatore Ascone, di Rosarno, accusato di concorso nell’omicidio di Maria; negli atti viene indicato come presunto mandante del crimine l’ex suocero della vittima, Vincenzino Punturiero, nel frattempo deceduto per cause naturali.
A Vincenzo Chindamo abbiamo posto delle domande in vista dell’apertura del dibattimento.
Vincenzo sono passati otto anni dal delitto, cosa si aspetta dal processo?
«Mi aspetto l’inizio di un percorso con una velocità diversa, in cui lo Stato si renda più manifesto nel partecipare a questo cammino difficile. In otto anni c’è stato silenzio e si è lavorato molto e il processo ne è la dimostrazione. Io non ho mai smesso di credere lungo tutto questo interminabile periodo nello Stato».
La Dda contesta accuse ad Ascone ma pure all’ex suocero di Maria: che ne pensa?
«Un nonno che fa uccidere la madre dei nipoti ai quali da bambini raccontava le fiabe... Immagini che choc per i figli di Maria pensare che il nonno abbia dato il permesso che la madre fosse data in pasto ai maiali. Un nonno che prima genera sogni con le favole e poi alimenta incubi. Cosa vuole che le dica...».
Il suo ex cognato Nando è morto suicida: che persona era?
«Una persona perbene, un uomo buono, travolto da un mondo familiare che gli chiedeva di fermare la moglie, di farla desistere dalla scelta della separazione perchè creava disdoro. Ma da questo punto di vista Nando non faceva parte di quella famiglia e di quella cultura patriarcale e mafiosa. Il loro, quello suo e di Maria, era stato un grande amore, poi finito. E lui conosceva bene Maria e sapeva che avrebbe continuato a scegliere chi essere, chi amare, che lavoro fare. E questo a mia sorella non è stato perdonato. Hanno deciso di ucciderla per portare il silenzio come ostacolo al suo percorso e al percorso di tante donne in cerca di libertà. Chi l’ha pensato, cioè Vincenzino Punturiero, ha fallito e i suoi malvagi amici pure. Maria continua a parlare nelle scuole, nei teatri, ovunque, esprimendo la libertà che aveva nel cuore. Ha fallito chi pensava di farla tacere e chi pensava di prendersi le sue terre».
Ma perchè l’ex marito si uccide?
«Nando si uccide sotto la pressione di dover seguire una strada violenta che non vuole seguire e questo lo fa cadere in una depressione profonda che lo porta al gesto autodistruttivo. Era un uomo buono. Ne hanno uccisi due, non uno, se l’avessero aiutato e lasciato stare sarebbe ancora vivo».
I figli di Maria e Nando cosa fanno dopo tutta questa sofferenza?
«Proseguono nel loro cammino di vita con coraggio, portando il dolore nel cuore. Ma il sorriso della loro mamma li guida verso il futuro».
Vincenzo è disposto a perdonare i responsabili della morte di sua sorella?
«Io e quel male abbiamo cammini diversi. Ci dialogo, lo incontro, con la speranza di poterlo contaminare ma mai di accettarlo e di permettere che continui a fare le stesse cose. Io non mi pongo nemmeno il problema di perdonare i responsabili della morte di Maria. Non spetta a me».
Sua madre, Pina, ha sofferto tantissimo per la scomparsa di Maria, poi il suo cuore ha ceduto: ce ne parla?
«Mamma è morta portandosi dentro un dolore immenso. È stata un esempio ammirevole di amore e sostegno verso i nipoti rimasti orfani. Il male non ha vinto nemmeno con lei. Per i nipoti è stata come una mamma, è stata sempre al loro fianco anche quando le sue condizioni fisiche non erano più ottimali».
Continuava a sperare di poter riabbracciare Maria?
«Ha continuato ad aspettare Maria fino all’ultimo giorno di vita. Coltivava il sogno di vederla tornare sorridente a casa. E quando le dicevo che non c’era speranza lei mi rispondeva: “lo so, ma io sono la mamma e l’aspetto lo stesso!”. »
Come pensa che si concluderà questa vicenda?
«Noi saremo in aula con l’avvocato Nicodemo Gentile, il presidente nazionale dell’associazione “Penelope”. Ho fiducia nella giustizia e in tutti questi anni non ho mai smesso di averla».
La vostra tragica storia è diventata un’opera teatrale: lei è stato alla prima, a Milano, che sensazione ha provato?
«È stata una cosa molto forte vedere in scena la nostra storia. Decidere di interpretare in un teatro un dolore come il nostro è stata una ulteriore conferma che Maria continua a parlare ed a trasmettere il valore della libertà».
Lei il sei maggio di ogni anno promuove un incontro pubblico davanti al cancello dove fu aggredita e poi portata via la sorella: perchè?
«Per sconfiggere il silenzio. Quel silenzio raggelante che m’investì quella mattina quando arrivai lì».
I rilievi processuali
L’imputato Salvatore Ascone si protesta innocente e tale dovrà essere considerato sino alla definizione della vicenda giudiziaria. Vincenzino Punturiero, non processabile perchè nel frattempo deceduto, non ha mai ammesso di aver ordinato l’uccisione della ex nuora come negli atti viene ipotizzato dalla Dda di Catanzaro.
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