«C’è l’odore che arriva a due chilometri di distanza» e non si tratta di un problema «che si risolve con una tettoia». A parlare in questi termini dell’impianto di trattamento di rifiuti Eco Call di Vazzano sequestrato nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Vibo, e della circostanza che ci fosse materiale lasciato a “maturare” all’esterno, non erano i componenti di qualche battagliero comitato civico della zona, ma funzionari e tecnici della Regione e dell’Arpacal. Sulle linee telefoniche della Cittadella nell’estate del 2021 si discuteva di un possibile aumento di quantitativi di rifiuti in ingresso, richiesto da Eco Call, fino a 1100 tonnellate alla settimana. Si trattava di rifiuti organici che arrivavano nell’entroterra vibonese da tutta la provincia e anche dal Reggino e che lì dovevano essere “lavorati” per diventare compost, ovvero fertilizzante, ma che invece sarebbero finiti su ettari di terreni agricoli pur essendo ancora, secondo le ipotesi della Procura, dei rifiuti veri e propri contenenti in alcuni casi vetro, plastiche e anche metalli pesanti. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro