È ancora in grado di «mantenere collegamenti con la criminalità organizzata». Ecco spiegato perché la Corte di Cassazione ha confermato il carcere duro per Francesco Lamanna, 63enne di Cutro, finito alla sbarra per essere stato il referente tra Cremona, Mantova e Piacenza della cosca Grande Aracri. La Suprema Corte ha infatti dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla difesa dell’imprenditore contro l’ordinanza del Tribunale di sorveglianza di Roma che, il 26 ottobre 2023, aveva prorogato il regime detentivo ristretto disciplinato dall’articolo 41-bis dell’ordinamento penitenziario. Il carcere duro per Lamanna era scattato in seguito al suo coinvolgimento nelle inchieste che recisero, in prima battuta, i “tentacoli” dei Grandi Aracri nel nord Italia. Su tutti, c’è l’operazione “Aemilia” coordinata dalla Dda di Bologna, che è sfociata nella condanna definitiva per il 63enne a 11 anni e 8 mesi di carcere; e poi “Pesci” diretta dalla Procura antimafia di Brescia che ha determinato l’ulteriore pena a 9 anni e 4 mesi di reclusione. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria