«Tutte le imprese di Catanzaro, un buon 60%, paga a quelli di Isola Capo Rizzuto». È quanto dichiarato da Domenico Colosimo, 46 anni esponente della cosca Carpino, arrestato nel settembre scorso nell'ambito dell'inchiesta Karpanthos con cui la Dda di Catanzaro ha disarticolato le cosche operanti nella Presila catanzarese. Pochi mesi dopo l'arresto, Colosimo ha deciso di collaborare con la giustizia. Ai carabinieri e alla pm Veronica Calcagno ha raccontato affari ed equilibri criminali dal capoluogo al suo hinterland.
Chi comanda in città
Ancora una volta le dichiarazioni di un pentito confermano l'egemonia della cosca Arena sul territorio di Catanzaro ma anche l'alleanza con lo storico “Clan dei gaglianesi”. A gestire le estorsioni nel capoluogo, secondo Colosimo, sarebbe Mario Gigliotti anche lui indagato nell'inchiesta Karpanthos. La sua caratura criminale era già emersa in precedenti operazioni, come Johnny in cui si evidenziava la sua vicinanza alla cosca Arena di Isola Capo Rizzuto. Il pentito Santino Mirarchi lo aveva definito un “capo società” che aveva almeno la settima dote di ’ndrangheta, pienamente inserito nelle dinamiche delle cosche. Ora Colosimo davanti agli inquirenti ha sostenuto che Gigliotti si occuperebbe di raccogliere le estorsioni anche su Catanzaro: «Mario Gigliotti se la vede su Catanzaro per gli Arena lo fa almeno da un anno a questa parte ora che non c’è nessuno degli Arena». In un altro passaggio dell’interrogatorio ha aggiunto: «Non è che ora Gigliotti ha ricevuto un incarico dagli Arena su Catanzaro, il fatto è che quelli degli Arena sono tutti dentro, ma siccome tutte le imprese, un buon 60%, paga a quelli di Isola e sanno che lui è un referente degli Arena, ora le imprese si sono rivolte a lui».
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