La presunta posizione apicale di Rosario Curcio all'interno della cosca di Petilia Policastro «non è idonea» a tacciarlo come mandante dell'omicidio di Massimo Vona. In quanto su "Pilurussu" gravano solamente «flebili elementi indiziari» e «meri sospetti» per il delitto che si consumò il 30 ottobre 2018 . Ecco spiegato perché la Corte d'Assise d'Appello di Catanzaro, al termine del processo "Eleo", ha assolto Curcio dall'accusa di aver ordinato l'uccisione del 44enne, detto "Malutiempu", avvenuta a Petilia Policastro. Così scrive il collegio giudicante presieduto da Gabriella Reillo nelle motivazioni della sentenza con la quale, lo scorso 18 dicembre, inflisse otto condanne a conclusione del giudizio di secondo grado di rito abbreviato. A Rosario Curcio, come si ricorderà, vennero comminati 8 anni e 8 mesi di carcere per estorsione; poi Diego Garofalo, 10 anni; Giuseppe Garofalo, 8 anni e 8 mesi; Mario Garofalo, 10 anni; e Tommaso Rizzuti, 10 anni; Francesco Scalise, 8 anni; Antonio Grano, 5 anni e 4 mesi; e Giacinto Castagnino, 8 anni. La Dda di Catanzaro aveva impugnato la decisione del gup distrettuale che il 13 luglio 2022 scagionò Curcio dalla contestazione di aver comandato l’eliminazione di Vona che – per gli inquirenti - fu freddato con due colpi di fucile da Pierluigi Ierardi (imputato in Assise in un procedimento parallelo), e il suo corpo mai ritrovato. Mentre l'auto della vittima, una “Fiat Punto”, venne rinvenuta bruciata l’8 novembre 2018 nelle campagne di Petilia. Diversa la presa di posizione dei giudici dell'Appello, secondo i quali «manca la prova di un contatto tra coloro» che sono ritenuti «il mandante e il materiale esecutore dell'omicidio in circostanze di tempo e di luogo compatibili con la deliberazione» dell'agguato mortale. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro