La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 17 anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione nei confronti di Giuseppe Prostamo, 36 anni, di San Giovanni di Mileto, nel Vibonese, accusato dell’omicidio e della soppressione del cadavere del 26enne di Scaliti di Filandari Francesco Vangeli. Dai 30 anni di reclusione del primo grado di giudizio, Giuseppe Prostamo è passato alla condanna in appello pari a 17 anni, 6 mesi e 20 giorni ora confermati dalla Cassazione. Gli veniva contestato anche il reato di detenzione illegale di armi. Caduta invece la premeditazione del delitto e la futilità dei motivi nel fatto di sangue. L’esclusione delle aggravanti ha portato la pena dai 30 anni del primo grado (pena già scontata di un terzo per via della scelta del rito abbreviato) alla condanna a 17 anni, 6 mesi e 20 giorni ora confermata dalla Suprema Corte. L’originaria accusa per Giuseppe Prostamo era quella di omicidio e soppressione di cadavere ai danni di Francesco Vangeli, aggravata dalle finalità mafiose e dall’aver commesso il fatto per motivi abietti «connessi per un verso all’avere Vangeli riallacciato la relazione sentimentale con Alessia Pesce, per altro verso al mancato pagamento di un debito di droga dello stesso Vangeli nei confronti di Giuseppe Prostamo». L’aggravante della metodologia mafiosa era però già stata esclusa in primo grado. Il cadavere delle vittima non è mai stato ritrovato.