La Provincia ha indicato Edison come responsabile dell'inquinamento dell'area marino costiera del Sito di interesse nazionale di Crotone-Cassano-Cerchiara. Infatti l'ente intermedio, nell'ambito della comunicazione di avvio del procedimento amministrativo, ha disposto nei confronti della società l'obbligo di eseguire gli interventi di bonifica e messa in sicurezza dell'arenile del fiume Esaro, della discarica a mare Farina-Trappeto, del porto nuovo commerciale, oltre che dello specchio d'acqua distante fino a 450 metri dall'ex sito industriale.
Ma la multinazionale s'è rivolta al Tar della Calabria per chiedere l'annullamento dei provvedimenti emessi dal Palazzo di via Mario Nicoletta. Secondo il quale, figurano due motivi a fondamento degli addebiti mossi all'Edison: da un lato perché sono state riscontrate «sostanze inquinanti» derivanti dalle produzioni industriali svolte in passato dalle fabbriche dismesse «ex Montedison ex Agricoltura, ex Fosfotec ex Pertusola Sud»; dall'altro per la «presenza» delle due discariche fronte mare Farina-Trappeto-ex Fosfotec e Armeria-ex Pertusola Sud. Si spiega così la decisione dell'ente intermedio presieduto da Sergio Ferrari di additare la multinazionale responsabile dell'inquinamento dell'area costiere adiacente al Sin «per il periodo che va a partire dagli anni 40 fino a giugno 1989 (periodo durante il quale l’area è stata di proprietà di società controllate dallo stesso gruppo) e per il periodo successivo fino a aprile 1991 (per la quota parte societaria di proprietà derivante dalla nascita di Enimont (fusione di Montedison ed Eni) di cui Montedison deteneva il 40 per cento». Una ricostruzione che però viene contestata dall'Edison.
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