Maxi risarcimento all’azienda ospedaliera Pugliese per il clamoroso caso del dipendente assenteista Salvatore Scumace che per 15 anni non avrebbe praticamente mai varcato la soglia del suo ufficio. La Corte dei conti ha infatti condannato il “re degli assenteisti” a pagare 531.248,27 euro in favore del Pugliese insieme a Maria Cuffari, ex responsabile del COEI (Centro Operativo Emergenza Incendi), Salvatore Calabretta, allora dirigente dell’Area Risorse Umane e Giuseppe Scalzo, ex responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione Aziendale. Sono stati condannati inoltre Nino Critelli (ex responsabile del Coei e direttore del Servizio di Prevenzione e Protezione Aziendale) per 367.921,83 euro; Vittorio Prejanò (ex dirigente dell’Area Risorse Umane) per 367.921,83 euro; Maria Pia De Vito (ex dirigente dell’Area Risorse Umane) per 38.211,06 euro; Massimo Esposito (ex dirigente dell’Area Risorse Umane) per 362.922,96 euro. Nessuna responsabilità è emersa invece a carico di Francesco Citriniti, responsabile dei flussi informativi. Secondo la Corte dei Conti «si è innanzi ad una fattispecie di doloso occultamento del danno, in quanto pare evidente che, se l’Azienda sapeva della condotta assenteista dello Scumace fin dal 2005, ovvero dal 2006, il fatto che il danno patrimoniale conseguente a tale condotta sia emerso soltanto nel 2020 implica che dal 2005 al 2020 lo stesso sia stato dolosamente occultato».