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'Ndrangheta nel Vibonese, Capomolla: "Un'organizzazione arcaica, ma capace di ramificarsi anche all'estero" VIDEO

Queste le parole in conferenza stampa del procuratore facente funzioni a margine della conferenza stampa tenutasi alla Procura della Repubblica di Catanzaro

A margine della conferenza stampa svoltasi alla Procura della Repubblica di Catanzaro sull'operazione anti-'ndrangheta nel Vibonese che ha portato a 14 arresti (13 in carcere e 1 ai domiciliari).

Di seguito, le parole del procuratore facente funzioni della Dda di Catanzaro, Vincenzo Capomolla:

"Un organizzazione criminale radicata nell'area dei territori del comune di Gerocarne costituita da esponenti che sono prevalsi nello scontro sul territorio avvenuto in questi anni tra articolazioni della diversa locale di 'ndrangheta in equilibri che si sono alternati sul territorio e che allo stato vedono la prevalenza di questa 'ndrina riconducibile ad un contesto familiare ben definito che ha una serie di rapporti anche stretti con altre organizzazioni criminali della Calabria e che ha delle proiezioni in altre regioni d'Italia e anche all'estero. Questa organizzazione criminale ha evidenziato le sue connotazioni arcaiche e contestato un triplice omicidio con penetrazioni nel tessuto economico di altre regioni, costituendo una rete utile al traffico di sostanze stupefacenti, con la cooperazione di altri soggetti riconducibili al contesto imprenditoriale e più prettamente criminale. Contestato il concorso esterno anche ad un imprenditore che ha cooperato per consentire questa penetrazione economica attraverso attività commerciali da parte delle organizzaioni criminali nel territorio di riferimento di questo imprenditore".

La violenza degli affiliati è stata sottolineata dal comandante provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia Luca Toti. «Dalle indagini dei militari della Compagnia di Serra San Bruno - ha detto - è emerso che una persona è stata aggredita brutalmente, riportando lesioni importanti, solo per rimarcare il loro potere sul territorio». Il vice comandante del Ros Gianluca Valerio, ha sottolineato come l’indagine è partita da L’Aquila e «la prima cosa che ha colpito è come l’arcaicità mostrata nell’area di origine si trasformasse in capacità imprenditoriale in una realtà meno avvezza a confrontarsi con tali realtà. L’indagine - ha aggiunto - ha anche dimostrato la perniciosità della cosca nello sfruttare anche i fattori positivi della Calabria sfruttando per i propri interessi la qualità dei prodotti calabresi». L’Abruzzo, ha riferito il comandante del Ros de L’Aquila Davide Palmigiani, rappresentava per la 'ndrina la base per ulteriori ramificazioni, in Piemonte e in Svizzera, dove sono state eseguite alcune perquisizioni. Palmigiani ha anche riferito che l’affiliazione di uno degli arrestati è avvenuta in un carcere abruzzese.

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