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'Ndrangheta nel Vibonese, scacco al clan dei Maiolo. Luce sugli omicidi dei cugini Gallace e di Stefano Barillaro

Un triplice omicidio, conosciuto come la «Strage dell’Ariola», nel quale vennero uccisi a colpi di fucile calibro 12, i cugini Giovanni e Francesco Gallace, di 41 e 27 anni, titolari di un’impresa di movimento terra, ed un loro dipendente, Stefano Barillaro, di 24

Sono accusati di un triplice omicidio commesso il 25 ottobre del 2003 a Gerocarne, alcune delle 14 persone arrestate stamani nell’ambito di un’operazione condotta dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Vibo Valentia con il coordinamento della Dda di Catanzaro. Un triplice omicidio, conosciuto come la «Strage dell’Ariola», nel quale vennero uccisi a colpi di fucile calibro 12, i cugini Giovanni e Francesco Gallace, di 41 e 27 anni, titolari di un’impresa di movimento terra, ed un loro dipendente, Stefano Barillaro, di 24.

Un’azione che rientrava nell’ambito di una lunga e sanguinosa faida sanguinosa tra famiglie rivali che si contendevano l’egemonia criminale sul territorio. E proprio la famiglia a cui viene attribuita la responsabilità del triplice omicidio, quella dei Maiolo, del locale di Ariola, è stata colpita dall’operazione di oggi. Dall’indagine è emerso il protrarsi , nonostante precedenti provvedimenti giudiziari, dell’operatività, nell’area delle Preserre vibonesi, della cosca di 'ndrangheta Maiolo ricompresa nel «locale dell’Ariola», con proiezioni economico-criminali in Piemonte, Abruzzo, Svizzera e Germania.

Gli investigatori hanno ricostruito l’attuale assetto del sodalizio, che si è determinato dopo un cruento scontro con altro gruppo, nell’alternanza degli equilibri criminali, anche con riti di affiliazione avvenuti in carcere, dimostrando in tal modo «la perseverante capacità di penetrazione della 'ndrina all’interno degli istituti carcerari». Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, anche di diversi casi di estorsione, coltivazione di sostanze stupefacenti, concorrenza illecita, turbata libertà degli incanti, rapine, reati in materia di armi, aggravati dalle modalità e finalità mafiose. Contestualmente agli arresti, i circa 200 carabinieri che stanno partecipando all’operazione condotta, oltre che nel vibonese, nelle province di Reggio Calabria, Pescara, Chieti e Torino, stanno eseguendo numerose perquisizioni nei confronti di ulteriori soggetti per i quali è stato ipotizzato il coinvolgimento nelle vicende illecite, alcuni dei quali in Abruzzo e Piemonte e altri in Svizzera.

L’operazione odierna mette in luce il ruolo di Francesco Gallace nella cosiddetta «Società di 'ndrangheta dell’Ariola», struttura mafiosa al cui vertice vi sarebbe stato il boss Antonio Altamura. Francesco Gallace avrebbe ricoperto un ruolo di spicco - stando alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia - all’interno del «locale» di 'ndrangheta, partecipando anche ai riti di affiliazione. Sarebbe stato eliminato per volontà del boss Bruno Emanuele, anche lui di Ariola, intenzionato a porsi quale nuovo «braccio armato» della struttura di 'ndrangheta al posto dei fratelli Giuseppe e Vincenzo Loielo, uccisi l’anno prima nel 2002 dallo stesso Emanuele. Quali killer della strage di Ariola vengono indicati i fratelli Angelo e Francesco Maiolo di Acquaro, alleati al gruppo degli Emanuele in quanto intenzionati a vendicare gli omicidi del padre e dello zio (Rocco e Antonio Maiolo), uccisi negli anni '90 dal gruppo dei Loielo alleati ai Gallace, questi ultimi negli scorsi anni attivi sul paese di Arena. Alla strage avrebbe preso parte - secondo i collaboratori di giustizia - anche Gaetano Emanuele nella veste di organizzatore, allo stato irreperibile, e quindi anche Francesco Capomolla e Francesco Maiolo (cl. '83), gli ultimi due cugini di Angelo e Francesco Maiolo (cl. '79). Causale della strage anche la volontà dei clan Emanuele e Maiolo di riappropriarsi del controllo mafioso del territorio delle Preserre vibonesi.

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