Se la strage di Ariola era stata l'atto finale di una faida iniziata negli anni '80, un triplice omicidio attraverso cui il gruppo degli Emanuele e dei Maiolo ha assunto il dominio delle Preserre a scapito dei Loielo e dei Gallace, l'inchiesta che ieri ha portato all'esecuzione di 13 custodie cautelari in carcere e 1 ai domiciliari (nomi e dettagli a pagina 20) è incentrata anche sull'attuale operatività della ‘ndrina Maiolo in particolare sui territori di Arena e Acquaro. Una ‘ndrina capace, secondo gli inquirenti, di proiettarsi al Centro-Nord e anche all'estero attraverso il commercio di prodotti tipici ed enoganostromici, da quelli calabresi fino al prosecco, ma di mantenere nel territorio di appartenenza una struttura arcaica mostrandosi agguerrita e predatoria con la comunità locale. Lo confermano alcuni episodi richiamati dal gip Arianna Roccia nell'ordinanza con cui ha vagliato le risultanze dell'inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta sul campo dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Vibo Valentia. Da una conversazione intercettata nel marzo del 2019 tra Angelo Maiolo, Sandro Ganino e Cosmo Damiano Inzitari (tutti e tre destinatari di custodia in carcere) emerge come questi ultimi «fossero incaricati, anche durante il periodo di detenzione dei Maiolo, di mantenere ben saldo il controllo del territorio e il prestigio criminale del gruppo attraverso il sistematico ricorso alla metodologia mafiosa nella gestione delle attività economiche». Le conversazioni riportate riguarderebbero, osserva il gip, «la pianificazione di atti intimidatori finalizzati a “mettere Acquaro in ginocchio”».