Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Clan in ascesa a Isola Capo Rizzuto, i pm: giudizio per 28

L’inchiesta “Garbino ” contro le nuove leve delle cosche di Isola Capo Rizzuto approda in udienza preliminare. La Dda contesta i reati di associazione mafiosa, estorsione, droga, voto di scambio Coinvolti esponenti delle famiglie Maesano e Pullano ma anche “colletti bianchi”

20061011 - PONTEDERA - ROMA - POL - SCIOPERO AVVOCATI: CAMERE PENALI, ADESIONE MASSICCIA. Toghe di magistrati poggiate su alcune sedie di un'aula del tribunale di Pontedera (Pisa). Una ''massiccia adesione'' sta caratterizzando il primo dei tre giorni di astensione dalle udienze indetti dall' Unione delle Camere Penali Italiane ''per difendere la parte relativa alla distinzione delle funzioni della riforma dell'ordinamento giudiziario e l'assetto culturale della professione forense''. Lo rende noto Giunta dell' Unione, recentemente rinnovata sotto la presidenza di Oreste Dominioni, che esprime ''grande soddisfazione per l'adesione totale alle battaglie ideali dell'avvocatura penale''.FRANCO SILVI - ANSA - I51

«Gli imputati devono andare a processo». Non hanno dubbi in proposito i pm della Dda di Catanzaro, Paolo Sirleo, Pasquale Mandolfino ed Elio Romano, che hanno chiesto il rinvio a giudizio delle 28 persone coinvolte nell’inchiesta “Garbino” messa a segno dalla Squadra Mobile della Polizia di Stato contro la presunta cosca Maesano-Pullano di Isola Capo Rizzuto. Un’inchiesta che delinea per la gran parte uno scenario di ’ndragheta con un capitolo però che coinvolge un esponente politico crotonese e collegato a questo un noto avvocato penalista estraneo però alle accuse di mafia.
Gli accusati dovranno comparire il 4 ottobre davanti al gup di Catanzaro, Mario Santoemma. L’operazione, legata all’inchiesta scattò il 3 ottobre 2023 con 11 fermi eseguiti dalla Polizia. L’indagine secondo i magistrati della Distrettuale antimafia , avrebbe fatto luce sugli ipotizzati affari illeciti delle famiglie Maesano e Pullano. Infatti, gli arresti del blitz “Tisifone” del 2018 (con le successive condanne), non avevano placato gli appetiti dei clan contigui ed alleati agli Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto. Perché i gruppi criminali, attraverso le “vecchie conoscenze” e le nuove leve, sarebbero riusciti a mantenere il controllo del territorio a colpi di usura, estorsioni e traffico di armi e droga. Secondo l’ipotesi d’accusa i magistrati avrebbero da un lato accertato la nascita di «nuova struttura associativa» capeggiata da Fiorello Maesano e Pasquale Morelli; mentre dall’altro sarebbe emersa l’affermazione dei Pullano, con i rami dei “Cacagatti” e “Tifuni“, intenzionati a non perdere il controllo dell’area di riferimento. All’indomani dei fermi di “Tisifone“, i pm approfondirono «l’evoluzione delle dinamiche criminali che si sarebbero verificate» a Isola Capo Rizzuto, «tra le quali il probabile verificarsi di una staffetta generazionale determinata dal venir meno di capi e affiliati di rilievo decimati dagli arresti».
In particolare, l’attenzione si focalizzò su Fiorello Maesano, considerato un esponente di spicco della ‘ndrangheta isolitana, che si sarebbe occupato sia dei proventi degli affari illegali per sostenere i carcerati, sia di dirimere i contrasti tra le ‘ndrine. Inoltre, sotto la lente dei magistrati finirono pure la tentata estorsione (di mille euro, più altri 5mila euro di arretrati) che i fratelli Tommaso e Antonio Rizzuti, ritenuti organici al clan Rizzuti-Comberiati attivo tra Cotronei e Petilia Policastro, avrebbero tentato di mettere a segno quattro anni fa ai danni di due imprenditori di Isola Capo Rizzuto. Il denaro da sottrarre avrebbe permesso ai vessati di sistemare le macchinette per la vendita di bevande e alimenti nelle cliniche private della Presila crotonese. Ma grazie all’operazione “Eleo” del 25 gennaio 2021 (in cui finì in cella Tommaso Rizzuti) i malcapitati evitarono di versare il “pizzo”.
Non manca poi un ipotizzato episodio di voto di scambio politico-mafioso con al centro l’avvocato di Crotone, Ottavio Tesoriere. Il legale, per la Dda, avrebbe cercato di accaparrarsi le preferenze dei Pullano per essere eletto in Consiglio regionale, nel 2021, con la lista “Forza Azzurri” a sostegno del governatore Roberto Occhiuto. Ma l’avvocato, già consigliere regionale e assessore comunale di Crotone, non raggiunse il risultato poiché ottenne solo 1.104 voti. Tesoriere che contesta le accuse, deve pure rispondere di concorso in falso e abuso d’ufficio per aver raccomandato nel 2020 una candidata - Maria Alosa - all’esame d’avvocato a Catanzaro, sempre per un tornaconto elettorale. In questo caso per la Dda avrebbe agito con l’ipotetica complicità del penalista Vincenzo Ioppoli che nega ogni coinvolgimento.

Digital Edition
Dalla Gazzetta del Sud in edicola

Scopri di più nell’edizione digitale

Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.

Leggi l’edizione digitale
Edizione Digitale

Caricamento commenti

Commenta la notizia