"In Calabria abbiamo più di mille infermieri inidonei a svolgere il loro lavoro. Vengono pagati ma non lavorano perchè hanno portato certificati nel corso degli anni, sono stati giudicati inabili al lavoro da parte dei medici". Lo ha detto il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, in un video pubblicato sulla sua pagina Facebook. "L'ho scoperto - ha continuato Occhiuto - quando ho fatto il piano delle assunzioni per le aziende sanitarie e ospedaliere: ho chiesto alle aziende quanto personale potessero e dovessero assumere e mi hanno detto che potevamo assumere solo sette infermieri perchè mille non potevano lavorare perchè avevano portato questi certificati medici". "Se c'è - ha proseguito il governatore calabrese - una inidoneità determinata da una patologia che impedisce il lavoro a questi infermieri, benissimo. Ma quando in alcune aziende vedo che c'è una percentuale di inabili quattro o cinque volte più alta rispetto alla media nazionale non è giusto perchè i calabresi che vanno negli ospedali non trovano l’infermiere, che è pagato nell’azienda ospedaliera. E soprattutto ci sono tanti bravi infermieri in Calabria che lavorano con diligenza e impegno e che si caricano anche del lavoro di quelli che sono pagati ma non svolgono il lavoro perchè medici li hanno giudicati inidonei. Ho informato le autorità competenti perchè si faccia chiarezza al più presto", ha concluso Occhiuto.
La risposta del Movimento 5 Stelle
"Finalmente dopo 3 anni da presidente di Regione e, soprattutto, da Commissario ad Acta per l'attuazione del Piano di Rientro dai Disavanzi del Servizio Sanitario della Regione Calabria, Roberto Occhiuto scopre l’acqua calda", scrive il consigliere regionale Davbide Tavernise (M5S), "ossia che esiste il fenomeno dei cosiddetti “medici imboscati”. A dire il vero, per il momento il governatore si limita agli “infermieri imboscati” (dovremo aspettare qualche altro anno per una maggiore comprensione del fenomeno?) senza entrare ancora nel merito di un problema la cui entità, fino a poco tempo fa, era sconosciuta alle stesse aziende sanitarie, e fino ad oggi - evidentemente - al Presidente della Regione Calabria. Occhiuto scopre dell’esistenza di questo fenomeno nel momento in cui decide di assumere nuovi infermieri ma dalle Asp gli comunicano che ne avrebbe potuto assumere solo 7, perché tutti i posti sono già occupati, anche se le corsie restano vuote. Sarebbe bastato, al presidente e commissario alla sanità, dare un’occhiata ai dati che ho raccolto in questi due anni di mandato e che ho reso pubblici, per capire che il problema non riguarda solo gli infermieri, ma anche i medici e gli Oss che, a torto o a ragione, nessuno vuole portare avanti una caccia alle streghe, si trovano a svolgere mansioni diverse da quelle per le quali sono stati assunti, generando l’overbooking di assunzioni pur avendo gli ospedali sottodimensionati di personale medico e paramedico effettivo. Fa specie notare che la prima azione che ha inteso portare avanti il presidente di Regione non è stata fare una rigorosa ricognizione presso tutte le aziende sanitarie per avere la cifra esatta di questo fenomeno o elaborare una proposta politica da portare in Consiglio o nella Commissione competente, ma è stato denunciare il tutto con il solito video sui social, annunciando azioni legali abbastanza fumose. La Calabria, per questo fenomeno diffuso, potrebbe addirittura detenere un record nazionale e dal presidente della nostra regione ci saremmo aspettati una sana collaborazione con chi si sta occupando del caso da oltre due anni.
Risale all’ottobre del 2022 la mia proposta di legge regionale per stanare i “medici imboscati”, che si compone di sette semplici articoli ed è a costo zero per le casse regionali. Su tale proposta da due anni a questa parte è calato un silenzio tombale. Nessuna calendarizzazione e nessun accenno di discussione.
Di più, visto l’immobilismo della maggioranza, ho inteso intraprendere un’azione politica solitaria per far venire a galla questo fenomeno e cristallizzarlo in freddi numeri. È stato in questo preciso momento che è venuta fuori una verità sconvolgente: le stesse Aziende Sanitarie Provinciali non avevano mai inteso definire il problema. Dopo la prima richiesta di accesso agli atti, poi una richiesta di riesame aai Responsabili della prevenzione della corruzione e della trasparenza, sono dovuto ricorrere addirittura al difensore Civico, per ricevere dati precisi sul problema. E ancora oggi all’appello mancano i numeri dell’Asp di Cosenza. In tutto questo tempo Occhiuto che cosa ha fatto? Un video sui social".