Catanzaro, Crotone, Vibo

Lunedì 25 Novembre 2024

Crotone, il clan Farao Marincola e il controllo degli affari nell’altopiano silano

Il processo «ha messo in risalto il controllo» della cosca Farao-Marincola di Cirò sugli appalti boschi nell'altopiano silano. In che modo? Attraverso l’impresa in odor di 'ndrangheta, “Fratelli Spadafora srl”, di San Giovanni in Fiore che avrebbe avuto il monopolio sul «taglio e la commercializzazione della legna» nei comuni del Cosentino di Mandatoriccio e Scigliano. Ne è convinta anche la Corte d'appello di Catanzaro. Che, nelle motivazioni della sentenza del giudizio "Stige" di rito ordinario, ha confermato l'ipotesi accusatoria della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro secondo la quale Luigi Spadafora (condannato a 13 anni di carcere) assieme ai figli Antonio (12 anni e 6 mesi), Pasquale (15 anni e 4 mesi) e Rosario (12 anni e 10 mesi), ritenuti contigui al clan cirotano, si sarebbero accaparrati gli interventi boschivi a colpi di estorsioni e minacce per avere la meglio sugli altri imprenditori del settore. L'appello di "Stige", il 10 novembre 2023, terminò con 27 condanne e 26 assoluzioni ribaltando per diversi imputati la decisione del Tribunale di Crotone del 25 febbraio 2021. E in questo scenario criminale, rientrano le presunte attività illecite dell'impresa boschiva "Fratelli Spadafora srl" che - scrivono i giudici di secondo grado - «è stata da sempre vicina alla criminalità organizzata, agendo sotto il controllo prima del locale di 'ndrangheta di Belvedere Spinello» per poi «entrare in affari» coi Farao-Marincola, che sull'altopiano silano avevano come referente Vincenzo Santoro (per lui nuovo processo d'appello nel processo "Stige" di rito abbreviato).

La sentenza

La sentenza parla infatti di Pasquale Spadafora poiché «aggiudicatario di diverse gare d'appalto» che avrebbero consentito alla cosca di Cirò «di incamerare i proventi dell'attività di taglio della legna boschiva sull'altopiano silano». Inoltre, osserva la Corte d'appello, lo stesso Pasquale Spadafora avrebbe «assicurato il proprio contributo» ai Farao-Marincola mediante le «riunioni con altri imprenditori» al punto di creare «un cartello imprenditoriale per concordare la spartizione degli appalti» sulla base delle «disposizioni» del clan.

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