Richieste di denaro «in cambio di protezione», intimidazioni e terreni espropriati. Nella località turistica di Marinella ad Isola Capo Rizzuto vigeva lo strapotere della famiglia Pugliese, detta "Macario", che per trent'anni avrebbe vessato i proprietari delle abitazioni della zona a colpi di estorsioni. E quando i titolari degli appartamenti, utilizzati soprattutto durante la stagione estiva, non pagavano il "pizzo" per il servizio di guardiania abusiva, dovevano far fronte a danneggiamenti e ritorsioni varie. È questo lo scenario criminale ipotizzato dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nell'avviso di conclusione indagine da cui nel dicembre 2023 scaturì l'operazione "Meltemi".
Sotto accusa sono finite 12 persone che, a vario titolo, devono rispondere di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento, falso materiale e ideologico, truffa, invasione di terreni o edifici, furto in abitazione aggravato e calunnia, tutti reati aggravati dal metodo ’ndranghetistico. L'inchiesta, venuta alla luce il 5 dicembre scorso con nove arresti eseguiti dai carabinieri di Crotone, avrebbe accertato l'affermazione di un nuovo presunto clan ad Isola Capo Rizzuto, i "Macario". Che, legato alla cosca Arena per motivi di parentela, avrebbero assunto una propria autonomia al punto da riuscire a dettare legge a Marinella dopo aver superato, negli anni Novanta, i contrasti coi rivali dei Capicchiano. Accuse contestate dai 12 indagati che sono: Giovanni Barberio (60 anni), Antonietta Giordano (48), Giuseppina Giordano (55), Giuseppe Nicastro (49), Antonio Pugliese, detto "Totò Macario" (40), Mariangela Pugliese (40), Maurizio Pugliese, alias "Macario" (58), Vincenzo Pugliese (33), Vittorina Pugliese (36), Giuseppe Vallone (23), Andrea Vallone (19) ed Elisa Pullano (19).
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