Non fu Giuseppe Mario Fazio ad uccidere il 34enne Giuseppe Castiglione il 28 gennaio del 2000 a Strongoli. Lo ha stabilito ieri la giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Catanzaro, Gabriella Pede, che al termine del processo di rito abbreviato ha assolto il 53enne, detto "Peppe a mafia", dall'accusa di essere stato il killer dell'omicidio che si sarebbe verificato nell'ambito di un regolamento di conti tra le cosche Giglio e Valente di Strongoli. Su Fazio, difeso dagli avvocati Sergio Rotundo e Gianni Russano, pendeva la richiesta di condanna all'ergastolo invocata dal pm della Dda di Catanzaro, Paolo Sirleo. Contestualmente la gup, così come proposto dal pubblico ministero, ha condannato il collaboratore di giustizia Francesco Tornicchio, 44enne di Crotone, a 8 anni di carcere in quanto avrebbe preso parte alla spedizione assassina. Invece, sono imputati davanti alla Corte d'Assise di Catanzaro per lo stesso delitto di lupara bianca, il boss di Strongoli, il 58enne Salvatore Giglio, che avrebbe ordinato l'uccisione di Castiglione, e Luigi Lidonnici, 60enne, alias "Patente veloce", il presunto componente del commando di fuoco. L'operazione che avrebbe fatto luce sul "cold case" scattò il 30 agosto 2023 quando i carabinieri di Crotone arrestarono Salvatore Giglio, Giuseppe Mario Fazio e Luigi Lidonnici.
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