Le attività illecite che vengono contestate ai tre imputati del processo sulle presunte estorsioni 'ndranghetiste ai danni del villaggio "Il Tucano" di Le Castella risalgono ad oltre dieci anni fa.
Un arco di tempo considerato troppo lontano che esclude «l'attualità delle esigenze cautelari» nei loro confronti. Ecco spiegato perché il Tribunale del riesame Catanzaro ha rigettato il ricorso della Direzione distrettuale antimafia che invocava l'arresto delle tre persone (che quindi continuano a rimanere in libertà) accusate davanti al Tribunale di Crotone di aver vessato la struttura turistica con richieste estorsive che sarebbero state perpetrate all'ombra della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto.
Si tratta degli imprenditori Francesco Scerbo (57 anni) e Paolo Lentini (65) e di Romolo Scerbo (62) per i quali, già il 9 ottobre 2023, il giudice delle indagini preliminari di Catanzaro aveva già respinto l'istanza di applicazione delle misure restrittive così come proposto dalla Procura antimafia di Catanzaro per mancanza d'attualità degli addebiti mossi. Da qui la decisione del pubblico ministero, Pasquale Mandolfino, di impugnare l'ordinanza del gip poiché - a detta del magistrato inquirente - le ricadute di quelle ipotizzate condotte fraudolenti iniziate nel passato sarebbero ancora effettive. Mentre per il quarto imputato, l'ex amministratore del "Tucano", il 59enne Emilio Candigliota, il pm ha rinunciato al reclamo.
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