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Le mani della ’ndrangheta di Isola Capo Rizzuto su Verona, definitive 4 condanne

La Cassazione ha ribadito l’esistenza in Veneto di una cosca autonoma legata agli Arena-Nicoscia. Il clan aveva allungato i suoi tentacoli anche sulla municipalizzata

La «cellula veronese» della cosca Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto rappresenta un «nuovo sodalizio che, anche se collegato alla casa madre, è risultato in grado di generare una propria forza di intimidazione e assoggettamento». Ne è convinta la Cassazione. La Suprema Corte, nel rendere definitive quattro condanne e disporre un nuovo giudizio d'Appello per altri due imputati, ha messo il sigillo sul processo di rito abbreviato scaturito dall'inchiesta "Isola scaligera" coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Venezia. Per gli ermellini, il gruppo criminale che avrebbe fatto capo alla famiglia Giardino aveva allungato i suoi “tentacoli" fino a Verona attraverso un'«organizzazione», un «riparto di ruoli» ed una «capacità programmatica» che ha richiamato «forme già collaudate» che caratterizzano l’«associazione-madre» basata a Isola Capo Rizzuto.
Sono diventate irrevocabili le pene comminate il 3 maggio 2023 dalla Corte d'Appello di Venezia per Ottavio Lumastro che dovrà scontare 13 anni e 4 mesi di reclusione; Pasquale Durante (6 anni e 10 mesi); Antonio Irco (4 anni e 9 mesi); e Roberto Montresor (1 anno e 4 mesi). Nuovo processo di secondo grado a Venezia per Ruggero Giovanni Giardino (11 anni e 8 mesi in appello) e Andrea Miglioranzi (2 anni e 8 mesi).

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