L'ultimo capitolo del romanzo criminale di Saverio Giampà, meglio conosciuto come Nerone, lo ha scritto pochi giorni fa la Dda di Bologna arrestandolo per le accuse di intestazione fittizia di società, detenzione e porto abusivo d’armi e tentata estorsione. Nel 2022 ai Carabinieri di Bologna si è presentato il titolare di una stazione di servizio dotata di bar e situata appena fuori il capoluogo emiliano. Ai militari ha raccontato che dopo aver effettuato dei lavori di ristrutturazione era stato avvicinato da Giampà, conosciuto come cliente abituale del distributore. Il 60enne catanzarese, stando al racconto del titolare della pompa di benzina, avrebbe iniziato a chiedere con insistenza la gestione del locale. Il 21 marzo 2022 Giampà sarebbe giunto nell’area di servizio e sarebbe rimasto per una decina di minuti a osservare i movimenti del titolare e dei suoi dipendenti. Poi sarebbe sceso dall'auto e si sarebbe avvicinato al titolare e davanti a un dipendente avrebbe detto: «Allora me lo dai il bar o no? Tu mi stai prendendo per il culo! Io ti faccio tagliare il collo... io ti faccio tagliare la testa...». La vittima, comprensibilmente spaventata, avrebbe minacciato di chiamare i Carabinieri. Per nulla intimorito Giampà avrebbe replicato: «Me ne frego di te e dei Carabinieri». Per il gip di Bologna non ci sono dubbi sulla configurabilità del reato di tentata estorsione e nell'ordinanza ha evidenziato anche come Giampà contava «sulla fama di soggetto gravitante in pericolosi contesti criminali» per ottenere la gestione del locale. E così per Nerone si sono riaperte le porte del carcere.