La comunità lametina si stringe attorno al piccolo Anás, il bimbo tunisino di soli 6 anni vittima di un naufragio il cui corpo è stato rinvenuto sulle coste lametine mesi fa. Un momento di raccoglimento e preghiera interconfessionale, prima del rientro della salma in Tunisia, paese da cui partì, probabilmente a febbraio, il piccolo Anás in compagnia, tra l'altro, di suo padre. Un momento pensato direttamente dalla procura, alla presenza del procuratore Curcio, coinvolgendo il commissariato di Lamezia Terme, l'Amministrazione comunale, la Fondazione Trame, il Vescovo Serafino Parisi e l'imam Fatnassi Ammar.
Numerosa, infatti, la presenza in Piazza Mazzini (già Piazza D'Armi) della comunità araba e musulmana, accorsa con commozione a dare il saluto al piccolo Anás. "Oggi vogliamo portare il nostro ultimo saluto ed esprimere solidarietà e vicinanza della comunità lametina" ha detto Nuccio Iovene, presidente Fondazione Trame "comunità che non è rimasta indifferente a questa tragedia e mai indifferente a tutte le tragedie del Mediterraneo".
Un bambino è sempre portatore di speranza, ricorda il vescovo Parisi, "per sé e per gli altri. Guardando la piccola bara bianca io metto qui, al di fuori della bara, tutte le speranze dell'umanità." Una città, Lamezia Terme, che "ha sempre spalancato le braccia e ha fatto sì che si creassero le condizioni perché tutti possano conseguire i nostri sogni" ha detto il sindaco Mascaro "e che oggi accoglie questa bara bianca, simbolo di purezza che fa da contraltare alle malvagità".
Un mondo "malvagio e di grandi squilibri" aggiunge l'Imam Fatnassi commosso e grato per la risposta della comunità e per l'operato di procura e forze dell'ordine che con le indagini hanno consentito la ricostruzione della triste vicenda del piccolo Anás.
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