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Arena, con il Fai la Promoarena e l’amministrazione comunale alla riscoperta del castello normanno

Piacevolissimo e partecipato pomeriggio, quello di giovedì scorso al castello di Arena, dove, grazie a un’iniziativa del” Fai giovani” Vibo, e alla collaborazione della Promoarena e dell’amministrazione comunale targata Nino Schinella, si è avuta la possibilità di intervenire a una interessante iniziativa di cultura e promozione turistica. Teatro il millenario maniero normanno, dove ci si è incontrati per ribadirne la storia e appurare le novità sugli scavi archeologici in corso, a cura dell’equipe del professore Carlo Citter, associato di archeologia all’università di Siena, che si avvale di studenti, laureandi e laureati della stessa e dell’ateneo di Roma.

Ad aprire le danze la preside Caterina Calabrese che, facendo riferimento a un libro da lei medesima scritto, “Il Castello di Arena”, ha ripercorso le tracce storiche del maniero che, dai normanni “Conclubet”, agli arbori dell’anno mille, con Ruggiero I, arrivarono ai Caracciolo, che lo trasformarono da dimora destinata a finalità belliche a centro culturale, con tanto di biblioteca e teatro, passando per le varie famiglie che si sono alternate nella gestione della prestigiosa costruzione. Finché non arrivò il peggiore e più tiranno dei “padroni”, quello più distruttivo: il terremoto del 1783, il “Rabbino”, come lo definì il coevo poeta Piergiovanni Salimbeni, che nello stesso perse un figlio. Un evento disastroso che, oltre al castello di Arena, distrusse quello che di più prezioso aveva l’allora “Calabria Ultra”. Sono rimasti importanti resti e, grazie ai Caracciolo, e, successivamente, alla famiglia Scalamogna, che ne acquisì i diritti, un grande archivio comprendente 40 mila esemplari tra libri e documenti, che presto saranno fruibili al pubblico. A Carlo Citter il compito di ricostruire la storia (non prettamente dinastica ma archeologica) della struttura. Lo stesso, partendo da quanto già detto in un precedente incontro dell’agosto scorso, ha ripercorso le varie fasi di sedimentazione del castello, spiegandolo ad almeno sei gruppi di visitatori alternatisi durante il pomeriggio. «Una struttura - ha spiegato - compromessa da varie ristrutturazioni, che, per fortuna, non hanno intaccato le varie sedimentazioni, da cui, anche grazie a comparazioni con costruzioni simili, si deducono tante informazioni. In primis – ha seguitato Citter- la datazione, che è protostorica e antecedente ai normanni (X secolo AC). I conquistatori nordici vi si insediarono tra l'undicesimo e il dodicesimo secolo, donando i maggiori lustri al maniero, proseguiti in età post normanna - ha proseguito - quando, non essendoci più esigenze militari, l’imponente struttura venne trasformata in una residenza fortificata, utile a ostentare il potere dei vari notabili che ne hanno avuto possesso». L’ultimo “Signore”, il sisma del 1783, ne determinò l’epilogo. Da cui oggi si sta cercando di recuperare grazie a questi scavi, la cui conclusione è prevista per il prossimo agosto. Si aspetta con ansia e si spera l’esito possa essere proficuo per Arena e tutto il comprensorio. Alias: torniamo all’anno 1000 che si stava meglio!

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