Pronto soccorso di Catanzaro, il consueto “assalto” estivo. L’integrazione dell’urgenza segna il passo
Da un lato la stanchezza, dall’altro l’amarezza degli operatori sanitari per le difficoltà in cui si ritrova nel dare risposta alla domanda di assistenza che arriva dai cittadini. Come ogni estate, il comparto dell’emergenza-urgenza in Calabria evidenzia tutte le sue criticità, messo alla frusta da una serie eventi concomitanti e tuttavia ampiamente prevedibili perché ricorrenti, che trovano le loro cause nella ridotta disponibilità di personale ormai cronica dell’intero sistema, nel periodo di ferie che riduce il già fragile filtro di medici di base e guardie mediche e nell’incremento delle presenze nelle zone turistiche. Catanzaro non fa eccezione, anzi, l’unico Pronto soccorso dell’unico ospedale hub dell’intera area centrale calabrese, proprio in estate, è chiamato a un surplus di attività nonostante, come detto, si aggravino per effetto dei periodi di ferie per medici e infermieri le già serie carenze di personale a cui non si riesce a porre un rimedio. Eppure, con l’avvio della fase operativa della fusione tra ospedale e policlinico universitario che ha dato vita a uno dei più grandi poli sanitari del Mezzogiorno com’è l’Azienda ospedaliera universitaria “Dulbecco, ci si aspettava che una parte di problemi sarebbe stata risolta. Cosa che, invece, non è avvenuta. Anzi, lo scarso appeal dell’area di emergenza-urgenza calabrese, segnato spesso e volentieri da episodi di cronaca che vedono i sanitari vittime di aggressioni verbali e fisiche, si è ridotto al punto tale che nelle scorse settimane, la commissaria dell’Azienda, Simona Carbone, aveva disposto di sondare la disponibilità di giovani medici in specializzazione a ricoprire turni settimanali da 8 ore ciascuno per sopperire alla rinuncia al ruolo da parte di tutti gli idonei al concorso già esperito dall’Azienda nei mesi precedenti.