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‘Ndrangheta, il presunto boss Francesco Bruno detenuto al 41 bis torna in libertà

Accolto il ricorso degli avvocati Salvatore Staiano ed Antonio Lomonaco

Veduta esterna del palazzo della Corte Suprema di Cassazione nel giorno in cui le Sezioni Unite penali della Cassazione esaminano il tema relativo al saluto romano effettuato nel corso di una manifestazione pubblica, Roma, 18 gennaio 2024. ANSA/GIUSEPPE LAMI

Era stato arrestato nell’ambito dell’operazione Jonny, poiché ritenuto capo dell’omonimo clan di Vallefiorita, che estendeva i propri tentacoli nei territori di Amaroni, Squillace e di Squillace Lido, non disdegnando di fare pressioni su stabilimenti balneari e turistici. All’esito di 2 gradi di merito dove veniva riconosciuto colpevole, la Cassazione annullava i predetti provvedimenti e deponeva un nuovo giudizio davanti alla Corte di Appello di Catanzaro.

All’indomani dell’annullamento, ed in attesa del nuovo giudizio, Bruno Francesco ritornava libero su istanza degli avv.ti Staiano e Lomonaco, ma pochi mesi dopo veniva nuovamente arrestato su ordine del GIP distrettuale, giacché ritenuto ancora al vertice dell’omonimo clan in concorso con altri soggetti.

Si tratta della c.d. operazione "Scolacium", portata a termine dai carabinieri con il coordinamento della Dda, e che ha evidenziato la pervasività di due organizzazioni di 'ndrangheta che si contendevano il predominio in una vasta area a pochi chilometri di Catanzaro: l'inchiesta ha coinvolto 22 indagati, di cui 19 in carcere e 3 ai domiciliari, ritenuti appartenenti a una cosca di Roccelletta di Borgia e a una cosca di Vallefiorita che per anni sono stati in conflitto tra di loro e che avevano imposto la loro supremazia a colpi di attentati, aggressioni, danneggiamenti, incendi.

In ragione di tutti i fatti contestati nel corso di un decennio, a seguito di Decreto Ministeriale veniva trasferito di carcere e ristretto in regime di 41 bis (carcere duro).

La nuova ordinanza cautelare richiesta dalla DDA di Catanzaro, se inizialmente reggeva al vaglio del Tribunale della libertà, successivamente veniva annullata davanti alla Suprema Corte di Cassazione che, in accoglimento del ricorso avanzato dagli avvocati Staiano e Lomonaco, disponeva un nuovo giudizio.

Quest’oggi, all’esito della nuova camera di consiglio disposta dalla Suprema Corte, il Tribunale della libertà di Catanzaro ha annullato l’ordinanza cautelare ordinando l’immediata liberazione di Bruno Francesco, nel frattempo recluso in regime di 41 bis (carcere duro) in ragione dei fatti contestati.

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