Ponte Corace, il grande ammalato dimenticato. È, infatti, avvolto nel totale silenzio delle istituzioni preposte, il cantiere per il risanamento dello “storico” ponte della provinciale 40 che collega Gimigliano e il suo comprensorio, con il versante tirrenico e la Piana di Lamezia. La struttura nel febbraio 2010, subì il cedimento di una delle due spalle a causa di un movimento franoso innescato dalle forti e persistenti piogge determinando l’interruzione dei collegamenti. Nel 2012 è stato eseguito un primo intervento, grazie all’interessamento dell’infaticabile allora presidente dell’amministrazione provinciale, Wanda Ferro. L’obiettivo è stato quello di mettere celermente il ponte in condizioni di stabilità per consentire, quanto meno, una agibilità, limitata, seguendo l’idea progettuale del professor Enzo Siviero, uno tra i massimi esperti internazionali di costruzioni di ponti e professore ordinario di tecnica delle costruzioni all’università Iuav di Venezia. Un’opera che a parere del professor Siviero, meritava di essere riportata al suo splendore e alla sua rilevanza tecnica essendo una delle più ardite di tipologia Maillart progettata dagli ingegneri Adriano Galli e Vincenzo Franciosi dell’università Federico II di Napoli, primo esempio di ponte stradale in cemento armato a volta sottile e impalcato irrigidente realizzata nel 1952 nel mezzogiorno d’Italia. Un’opera, dunque oltre che storica, anche di particolare attrazione turistica essendo stata oggetto di tesi di laurea e inserita nella guida del Touring club. Elementi che hanno convinto l’amministrazione di palazzo di vetro a non procedere con la demolizione, ma di conservarla attraverso interventi che ne mantenessero l’integrità in attesa di più cospicui finanziamenti per un completo recupero. Una speranza in questo senso veniva dall’inserimento nel piano triennale, 2019/2021, della Provincia di un finanziamento di 3 milioni e 300 mila euro e con il successivo affidamento della progettazione esecutiva consegnata nel 2020.