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San Gregorio d'Ippona, l’intimidazione a Farfaglia: il sindaco riflette sul futuro

Ancora sotto choc per il gravissimo episodio: «In quattro anni di attività mai nessuna minaccia»

È amareggiato il sindaco Pasquale Farfaglia all’indomani della scoperta della grave intimidazione ai suoi danni.  Quei  colpi di pistola, complessivamente 17, esplosi contro la sua auto, fanno rabbrividire. «Mai e poi mi sarei aspettato - spiega il primo cittadino - una cosa del genere che penso e spero sia stata compiuta da un balordo». Dalla sua  voce  si coglie lo sgomento per il  momento particolarmente difficile che sta vivendo, tant’è  che aggiunge: «I miei sentimenti - afferma - sono contrastanti. Vorrei tanto continuare, ma a questo punto devo capire se ci sono le condizioni».
Intanto, dallo stesso sindaco - il quale ha anche affermato che in questi quattro anni di attività amministrativa non ha mai ricevuto minacce - è giunta anche la conferma che l’intimidazione è avvenuta a  Santa Ruba  dove sabato sera si era recato per partecipare ai festeggiamenti in onore della Madonna della salute.  Fori che lo stesso ha  notato solo domenica  in quanto una volta finiti i  festeggiamenti  era risalito a bordo della sua Audi, per rientrare nella sua casa di Vibo, senza accorgersi di nulla. I colpi non sarebbero stati uditi in quanto a pochissima distanza dal luogo in cui era stata parcheggiata l’auto era in attività una giostra con musica ad alto volume.
Maria Grazia Pianura, avvocatessa, anche lei impegnata in politica e  da anni in prima linea nel sociale:  «Non ho mai pensato – scrive Pianura su Facebook, rivolgendosi al marito -  di poter competere con l’amore che hai per il tuo paese, non ho mai pensato di scalfire il patto d’acciaio che hai siglato con la tua amata San Gregorio; per questo ho camminato al tuo fianco e la nostra vita è diventata politica oltre che famiglia e lavoro».
Parole forti che hanno fatti subito il giro del web.  Ma chi e perché ha compiuto questa intimidazione così plateale ai danni di Farfaglia, sindaco di un paese difficile, in passato funestato da più di un fatto di cronaca? È questo l’interrogativo che ci si pone.  La Squadra mobile e la Digos, sotto il coordinamento del procuratore Camillo Falvo, sono impegnati in queste ore a dare una chiave di lettura all’ episodio e a risalire -  in virtù degli elementi fino adesso raccolti, tra cui i bossoli che sono stati rivenuti nei pressi del santuario -  ai responsabili.

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