«Le attività di indagine hanno permesso di accertare con sufficiente certezza che la causa dell'accaduto è da ricondurre a una tragica fatalità». Lo sostengono il procuratore aggiunto Giulia Pantano e il sostituto Francesco Bordonali nella richiesta di archiviazione per il fascicolo sul drammatico rogo del 21 ottobre 2022 in cui morirono i tre fratelli Corasoniti Saverio, Aldo Pio e Mattia e rimasero gravemente ustionati gli altri componenti della famiglia che erano riusciti a raggiungere i balconi e le finestre dell’abitazione invasa in pochi minuti dalle fiamme e dal fumo.
Nelle due pagine i magistrati spiegano che la Procura di Catanzaro vista la gravità dell'evento ha avviato subito «indagini approfondite per accertare eventuali responsabilità». Nell'immediatezza dei fatti sono state avviate attività tecniche, anche con intercettazioni, ma, si legge nella richiesta, non è emerso «alcun elemento utile» alle indagini. Inoltre la consulenza medico legale effettuata dal professore Giulio Di Mizio ha escluso che la morte dei tre fratelli Corasoniti «fosse riconducibile a fattori diversi dall'esposizione al calore delle fiamme e dall'inalazione dei relativi fumi. In particolare non sono stati rinvenuti segni riconducibili a lesività traumatiche cutanee o interne etero inferte, così come si è esclusa la presenza nel sangue dei giovani di sostanze d'abuso o di dosi incongrue di farmaci».
Infine la procuratrice Pantano e il pm Bordonali richiamano gli esiti della consulenza dell'ingegnere Daniele Menniti. I magistrati nella loro richiesta di archiviazione sottolineano cinque punti della perizia. Si esclude che l'incendio abbia avuto origine da «sovracorrenti nell'impianto utilizzatore dell'appartamento in assenza delle idonee apparecchiature di protezione prescritte dalle norme». Non sarebbe dovuto neanche al cattivo utilizzo di prolunghe o «ad archi intermittenti, scariche elettriche derivanti da apparecchi elettrici utilizzatori o sistemi di alimentazione non conformi». Il tragico rogo sarebbe stato scatenato da «un fenomeno elettrico combinato con dispositivi di accumulo elettrochimico al litio a supporto di apparecchiature elettroniche (laptop o tablet) sotto carica la notte dell'incendio e non da fatto umano». Le fiamme sarebbero state quindi sprigionate per «un eccessivo surriscaldamento di apparecchi elettrici utilizzatori probabilmente conformi alla norme ma con difetti di fabbrica ai sistemi di accumulo in abbinamento a un utilizzo non conforme alle usuali prescrizioni del costruttore».
Il fascicolo, a carico di ignoti, era stato aperto con le ipotesi di omicidio colposo e lesioni colpose. Ora ci sarà tempo fino al 20 settembre per presentare opposizione alla richiesta della Procura.
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