C’è un nuovo collaboratore di giustizia. Si tratta di Sandro Ielapi, 49 anni, ritenuto il referente della criminalità organizzata su Girifalco. La notizia del suo “pentimento” è stata ufficializzata ieri nel corso dell’udienza per il duplice omicidio di di Giuseppe Bruno e di sua moglie Caterina Raimondi, uccisi la sera del 18 febbraio 2013, a Squillace, con un fucile d’assalto AK47. Per la Dda di Catanzaro l’autore dell’efferato delitto sarebbe Francesco Gualtieri (difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Antonio Lomonaco). Ma presto l’elenco dei responsabili potrebbe allungarsi. Il neo collaboratore Ielapi ha dichiarato agli inquirenti di aver partecipato all’agguato assieme a Gualtieri e ad altre persone che li avrebbero accompagnati sul luogo del duplice omicidio e poi ripresi in una zona di campagna vicino Vallefiorita. Secondo Ielapi dopo la morte di Giovanni Bruno il fratello Giuseppe entrò in contrasto con il clan Catarisano perché avrebbe voluto un loro intervento per vendicare la morte del fratello. Davanti al rifiuto avrebbe iniziato a chiedere estorsioni anche nella zona di competenza dei Catarisano. «Stava facendo un vero macello, cominciammo così a guardarci da lui. Temevamo - sono le parole di Ielapi - che stupidamente commettesse qualcosa, c’era tanta tensione». Il collaboratore aggiunge che Ielapi e altre due persone i cui nomi risultano omissati «erano avvelenati e volevano eliminarlo». Ielapi, Gualtieri e un altro soggetto avrebbero effettuato diversi sopralluoghi per capire il momento migliore per colpire Giuseppe Bruno. «È possibile - ha messo a verbale Ielapi - che qualcuno tradì Bruno», la sera del 18 febbraio 2013 «ci dissero che quello era il momento». Ielapi e Gualtieri sarebbero stati accompagnati su una stradina sterrata non lontana dall’abitazione di Bruno. Ielapi racconta che lui si appostò davanti a un cancello e Gualtieri davanti all’altro. Vide arrivare l’auto che entrò in retromarcia: «Non ho visto Gualtieri sparare, io rimasi a terra sentii solo gli spari... Subito dopo mi disse “corri” e andammo per Vallefiota a piedi sulla terra e raggiungemmo omissis che andavano avanti e indietro sulla strada finché ci recuperarono». I vestiti e la pistola che Ielapi aveva con se ma che non avrebbe utilizzato furono gettati «nel fiume a Squillace». Il collaboratore di giustizia conferma che la morte di Caterina Raimondi fu un tragico errore, «è stata una vergogna».