Un posto di blocco dei carabinieri avrebbe fatto saltare un agguato di mafia a Soriano Calabro, nel Vibonese, con i killer già appostati con un mitragliatore Ak-47 e un fucile automatico e pronti ad essere avvertiti del passaggio della vittima designata - Domenico Zannino, 35 anni, di Sorianello - attraverso l’uso di un walkie talkie. E’ quanto rivelato nel pomeriggio al Tribunale di Vibo Valentia dal collaboratore di giustizia, Walter Loielo, chiamato a deporre nel maxiprocesso «Maestrale-Carthago» contro i clan del Vibonese. Il collaboratore ha parlato di tre agguati (poi falliti) contro Domenico Zannino, ritenuto elemento di spicco del clan Emanuele da anni contrapposto ai Loielo. A dare una mano al clan Loielo, secondo il racconto del collaboratore, ci avrebbe pensato Rocco Tavella di Mileto. «Siamo andati al campo di calcetto - ha dichiarato il collaboratore - dove ci hanno raggiunto Rinaldo Loielo e Rocco Tavella, accompagnati da Filippo Pagano», quest’ultimo cognato di Loielo. La vittima sarebbe stata monitorata - secondo il racconto del collaboratore - proprio da Filippo Pagano, di Soriano Calabro (non imputato), che avrebbe avvertito i componenti del commando attraverso l’uso di un walkie talkie. Un posto di blocco dei carabinieri ha però fatto saltare l’agguato, mentre altri due tentativi di uccidere Zannino sono andati a vuoto per un guasto alle auto scelte dal commando per l’omicidio.