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Catanzaro, parco Romani nelle sabbie mobili. "Si ascolti chi vi ha investito soldi"

Fari accesi sul futuro del mega immobile abbandonato del quartiere Sala. Costa (Lega): basta con fumisterie e slogan, adesso serve concretezza. Ogni ipotesi, pure la rigenerazione urbana, richiederà tempo e risorse

Tirare fuori Parco Romani dalle sabbie mobili. Questo l’obiettivo rilanciato ancora una volta dal consigliere comunale Gianni Costa (Lega) sulla grande incompiuta del quartiere Sala, finita nel degrado da oltre un decennio e sul cui futuro ancora regna l’incertezza. Su queste colonne, nell’edizione di ieri, si è dato conto della possibile prospettiva di inserire la struttura nell’ambito della rigenerazione urbana prevista dal redigendo Piano strutturale comunale; una proposta rilanciata anche in recenti sedute consiliari dalla vicesindaca Giusy Iemma, titolare dell’Urbanistica. Ma questo passo richiederà ancora del tempo e su di esso, dunque, al momento sono in corso delle riflessioni che dovranno poi sfociare in proposte concrete, progetti e, soprattutto, risorse.
Per Costa «su Parco Romani non è più tempo di fumisterie e di slogan. Chi ci aveva investito, nella prospettiva di avviare un’attività, ha già pagato un prezzo salatissimo per dovere anche assistere al balletto di ipotesi di recupero e rilancio della struttura che gli organi di informazione, giustamente, rilanciano ma che appaiono prive di reale concretezza».
Ad avviso dell’esponente del gruppo di opposizione in seno al Consiglio comunale «da parte dell’Amministrazione c’è bisogno di segnali chiari sul futuro di Parco Romani e il primo di questi – sottolinea – non può che essere l’ascolto di coloro che, in questa sciagurata vicenda, sono state purtroppo le uniche vittime. Persone in carne e ossa – ricorda – che ci hanno rimesso soldi e salute ed è da loro che occorre ripartire. Dovrà essere la loro voce a dare forza e legittimità a qualunque tipo di ipotesi che abbia però un unico obiettivo: uscire dalle sabbie mobili». Il riferimento è ai tanti investitori che anni fa hanno persino contratto dei mutui, o impegnato i propri risparmi, per l’acquisto di locali all’interno di quello che sarebbe dovuto diventare un parco direzionale e commerciale.

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