L’indagine è partita dopo le operazioni “Carminius” e “Fenice” che già negli anni scorsi hanno colpito le articolazioni dei clan vibonesi in Piemonte. Il filone investigativo della Procura antimafia di Torino è dunque proseguito ora con “Factotum”, blitz della Guardia di finanza – con il supporto del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata di Roma – che ieri ha portato al fermo di sei persone, tra il capoluogo piemontese e l’area metropolitana, accusate a vario titolo di associazione mafiosa, ricettazione, estorsione aggravata e detenzione illegale di armi.
Tra i principali indagati ci sono i vibonesi Franco D’Onofrio e Antonio Serratore, quindi Cosimo Ceravolo, Giacomo Lo Surdo e Rocco Costa. Attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti e attività di osservazione gli inquirenti ritengono di aver fatto luce sull’operatività di un sodalizio legato alla ’ndrangheta, radicato in particolare nella zona di Carmagnola, che si sarebbe occupato della “protezione” a imprenditori che avrebbero pagato il “pizzo” alla presunta associazione di stampo mafioso, che si sarebbe mossa anche nel “recupero crediti”, nell’intermediazione di manodopera e nell’ingerenza nei rapporti tra imprese del settore edile, operai, sindacati di categoria e cassa edile.
Tra gli indagati c'è infatti anche un sindacalista del settore edile (Ceravolo), mentre un ruolo centrale stando alle accuse della Dda torinese lo avrebbe rivestito D’Onofrio, ritenuto da anni una figura di spicco dei clan nel Torinese che avrebbe partecipato a incontri della criminalità organizzata in cui venivano stabile alleanze e spartizioni del territorio.
Non solo: il vibonese sarebbe stato un “riferimento” anche per criminali comuni che prima di agire avrebbero chiesto il suo placet. D’Onofrio è un ex militante dei Colp (Comunisti organizzati per la liberazione proletaria), un gruppo attivo negli anni Ottanta. Nonostante lui si sia sempre professato estraneo alla criminalità organizzata anche per ragioni ideologiche, da anni viene menzionato nelle carte delle inchieste antimafia che riguardano il Piemonte e non solo.
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