Il Tribunale di Crotone ha condannato l’ex sindaco di Petilia Policastro, Amedeo Nicolazzi, alla pena di 6 anni e 6 mesi di reclusione a conclusione del processo che lo vedeva indagato per peculato, abuso d’ufficio, concussione e violenza sessuale. Reati per i quali il pm aveva chiesto la condanna a 8 anni e 5 mesi.
Il tribunale ha riqualificato l’iniziale contestazione di concussione in tentata induzione indebita ritenendo che non vi sia stata alcuna costrizione della persona offesa da parte del Nicolazzi. Anche l’accusa di violenza sessuale è stata riqualificata in atti sessuali di minore entità.
Nicolazzi, nell’aprile del 2021, era stato destinatario di una misura cautelare a seguito di un’indagine della procura della Repubblica di Crotone sul cosiddetto 'sistema Petilia'. Al banco degli imputati oltre all’ex sindaco, c'era l’ex vicesindaco Vincenzo Ierardi, la componente dello staff del sindaco, Marilena Curcio, il tecnico comunale Sebastiano Rocca, il dirigente dell’Asp Domenico Tedesco, l’imprenditore edile Palmo Garofalo, gli ispettori Spisal Antonio Aloe e Francesco Tilelli, l’ex consigliere comunale Antonio Curcio, il vigile urbano Pietro Lucente e Marta Costanzo.
Mercoledì 25 settembre il Tribunale ha condannato tutti gli imputati. Oltre alla pena inflitta a Nicolazzi sono stati condannati: Vincenzo Ierardi 3 mesi; Sebastiano Rocca 6 mesi; Domenico Tedesco 2 anni; Francesco Tilelli 1 e 10 mesi: Palmo Garofalo 3 anni, Marilena Curcio 2 anni e 10 mesi; Antonio Aloe 1 anno e 10 mesi; Marta Costanzo 8 mesi; Antonio Curcio 2 anni e 10 mesi; Pietro Lucente 8 mesi. Per Tedesco, Aloe, Tilelli, Rocca, Ierardi, Lucente e Costanzo pena sospesa.
L’accusa più grave contestata all’ex sindaco Nicolazzi era quella di violenza sessuale e concussione: avrebbe chiesto a una donna favori sessuali in cambio della promessa di dare un posto di lavoro al figlio. Nicolazzi doveva rispondere anche di peculato in concorso con l’ex vicesindaca Francesca Costanzo (che ha patteggiato una pena di tre anni di reclusione), l’imprenditore Palmo Garofalo, l’ex componente dello staff del sindaco Marilena Curcio e l’ex consigliere comunale Antonio Curcio. Accuse che derivano dalla gestione della distribuzione dei pacchi del Banco alimentare e destinati alle famiglie in difficoltà. Pacchi che, secondo l’accusa, erano stati distribuiti per finalità elettorali a persone che non ne avevano diritto.
«Siamo rimasti sorpresi dalla decisione del tribunale di Crotone perché riteniamo che le prove raccolte e la corretta interpretazione delle norme giuridiche non potevano che condurre all’assoluzione del nostro assistito da tutti i reati contestati» dicono gli avvocati del collegio difensivo di Nicolazzi.
«Basta considerare - affermano gli avvocati Cesare Placanica, Vincenzo Ioppoli e Vincenzo Cardone - che è stato ritenuto sussistente il peculato che era stato escluso già dal gip. In ogni caso il tribunale ha riconosciuto che non vi è stata alcuna concussione e che quindi non vi è stata alcuna costrizione della persona offesa mediante l’abuso della posizione di sindaco da parte del Nicolazzi ed infatti il reato è stato riqualificato in tentata induzione indebita, considerando altresì che la correlata ipotesi di violenza sessuale, mediante l’abuso di qualità di sindaco, è stata esclusa tanto che il fatto è stato riqualificato nell’ipotesi di minore gravità. In ogni caso proporremo appello e siamo fiduciosi che questa sentenza sarà riformata».
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