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A Nicotera i nuovi confini del turismo per ripensare i luoghi e farli rivivere

La nona edizione del Festival dell’Ospitalità: sviluppo e senso di comunità il leitmotiv. Il caso dell’ex villaggio Valtur: strutture ormai abbandonate da cui è possibile ripartire

«Ha senso parlare ancora di turismo?» Con una domanda che apre e non chiude il dibattito sul turismo, il Festival dell’Ospitalità saluta la nona edizione con la consapevolezza di aver esplorato il tema che aveva posto al centro del suo cartellone di eventi: il focus del fuori rotta segna l’ospitalità come nuovo nord.

Il bagaglio di esperienze condivise, proposte e riflessioni dei professionisti e professioniste arrivate a Nicotera da tutta Italia, hanno evidenziato il continuo divenire di una industria che produce secondo i dati Istat del 2019 circa 100 miliardi di euro, poco più del 6 % del Pil che sale al 13% se si mettono insieme la ristorazione e i trasporti.

Un’economia che però fa i conti, da un lato con lo spopolamento di molte aree interne e che dall'altro vede le grandi città d'arte ormai diventare destinazioni over. Una lettura trasversale per una economia in movimento e in divenire che si relaziona con la stanzialità dei territori e con la lettura non solo delle aree costiere che dal nord al Sud dell’Italia si ripensano in virtù di abbandoni e nuove dinamiche sociali.

La lettura di Napoli come meta turistica in continua crescita vista con le parole del libro di Ciro Pellegrino "Se potessi ti regalerei Napoli", la didattica dell’ospitalità, le esperienze immersive nel walking roaming per rileggere la storia della città di Nicotera, piuttosto che lo yoga e del surf in town, come pratiche di benessere per riappropriarsi di spazi e creare le condizioni perché questi possano essere condivisi con il turista o con l'ospite che sceglie una destinazione lenta, sono traccia di quel turismo fuori rotta di cui si è discusso al Festival dell’Ospitalità.

Eventi itineranti alternati a talk di senso sul presente e il futuro del turismo hanno dato la misura di una domanda e di un’offerta che hanno bisogno di essere calate nelle comunità locali per non perdere di vista il senso del viaggio e della cultura altra che si incontra nello scegliere e nel visitare una destinazione.

«Ci siamo interrogati sul superamento dei confini del turismo e lo abbiamo fatto declinando il tema ospitalità in tutte le sue appartenenze identitarie. Dalle radici, studiate e proposte con la genealogia fino al riuso e alla cura dei luoghi da parte delle comunità per immaginare un futuro ospitale per i viaggiatori». Così Francesco Biacca, co-fondatore del Festival dell’Ospitalità, ha salutato i 23 speaker e gli oltre 50 ospiti e il pubblico numeroso che sono stati co-protagonisti di questa nona edizione e con lo sguardo rivolto al 2025, ha detto: «Il prossimo sarà il decennale del Festival e Nicotera tornerà epicentro di dialogo e progettazione sul presente e sul futuro dell’ospitalità».

Riabitare e ripensare ai luoghi, anche in questo il turismo è un confine da superare. Strutture divenute monumenti inaccessibili che in passato hanno rappresentato opportunità poi avvilite. In questo senso la proposta di «un tema cruciale per il presente e il futuro di Nicotera: il villaggio ex Valtur». Ha detto Fabrizio Minnella, responsabile della comunicazione e delle relazioni esterne della Fondazione Con il Sud intervenuto insieme a Marina Fresa, dell’Associazione Pietro Porcinai Aps in un dialogo, l’ultimo in ordine di tempo dei diciotto che hanno animato il Festival, sulle sorti e sullo stato di fatto dell’ex struttura turistica di Nicotera.
«Far rivivere gli spazi serve – ha chiuso Minnella – per recuperare la memoria dei luoghi, serve per sentirsi comunità e rappresenta opportunità di sviluppo non solo dal punto di vista turistico ma nel suo concetto più ampio: culturale, sociale ed economico».

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