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L'omicidio del pizzaiolo tiktoker a Crotone: salgono a 6 gli indagati

Salgono a 6 gli indagati per la sparatoria nella quale ha perso la vita Francesco Chimirri. Il pizzaiolo di 44 anni lo scorso 7 ottobre è stato ucciso da un colpo di pistola esploso dal 37enne viceispettore della Squadra mobile, Giuseppe Sortino, nel quartiere Lampanaro di Crotone. Ieri il pm Alessandro Rho, titolare delle indagini condotte dai carabinieri nel Nucleo investigativo, ha fatto notificare l’avviso di accertamenti tecnici e non ripetibili alle 6 persone in vista del conferimento dell’incarico al medico legale, che avverrà domani, per effettuare l’autopsia sul corpo della vittima.

Sotto accusa c’è Sortino, assistito dall'avvocata Mariacarmen Pucciano, che deve rispondere di omicidio e di porto abusivo di oggetto atto ad offendere. Poi: il 18enne Domenico Chimirri, figlio della vittima; i fratelli del pizzaiolo tiktoker Antonio di 41 anni e il 36enne Mario; e il padre del malcapitato, Domenico di 66 anni: a tutti vengono contestati i reati di tentato omicidio e di lesioni aggravate nei confronti del poliziotto. Mentre al 25enne Bruno Luchetta, difeso dall’avvocato Aldo Truncè, viene addebitato il favoreggiamento personale. Luchetta si trovava alla guida dell’Audi il cui specchietto laterale era stato rotto da una manovra azzardata effettuata, all’altezza di Isola Capo Rizzuto dove Chimirri lavorava, mentre quest’ultimo viaggiava col figlio a bordo di una Dacia Duster.

L’uomo ha raccontato ai militari dell’Arma che in seguito al lieve sinistro aveva raggiunto il 44enne nel rione Lampanaro per concordare il risarcimento del danno subito. Ma in quel momento sarebbe comparso Sortino che - avendo probabilmente assistito al leggero urto tra ambedue i veicoli - aveva iniziato a discutere con Chimirri. Da qui l’alterco che si sarebbe trasformato in rissa con il 25enne che - stando a quanto riferito ai carabinieri - avrebbe preferito rientrare in macchina e andare via. Ma le dichiarazioni di Luchetta non hanno convinto gli investigatori poiché la sua versione non coinciderebbe con le immagini delle videocamere acquisite.

Sempre ieri, gli avvocati Tiziano Saporito e Andrea Filici che assistono i familiari di Chimirri si sono soffermati sul delitto di sangue: «Dalle indagini difensive che stiamo portando avanti è emerso che al momento dello sparo il poliziotto non era aggredito da più persone». I due legali si dicono poco convinti della «narrazione» che sta venendo fuori sull'assassinio del pizzaiolo. «A partire dalla Procura la narrazione dei fatti non ci convince», osservano gli avvocati riferendosi ad un comunicato emesso cinque giorni fa. In quanto, alla luce dei loro accertamenti, Saporito e Filici ritengono non condivisibile la ricostruzione secondo la quale l’agente avrebbe tirato il grilletto per difendersi al culmine di una colluttazione avuta con diversi soggetti. L’ipotesi degli avvocati è che l’alterco sia stato solo tra il poliziotto e Chimirri. Inoltre, sulla dinamica dell’omicidio sarà importante la valutazione finale dei carabinieri del Ris di Messina che, mercoledì scorso, hanno effettuato un sopralluogo sulla scena del crimine.

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