Dopo tre anni e mezzo di carcere, la Corte d'Appello ha concesso gli arresti domiciliari a Domenico Rigillo condannato a 7 anni, 1 mese e 3 giorni nel processo di secondo grado scaturito dall'inchiesta Petrolmafie coordinata dalla Dda di Catanzaro. La seconda sezione penale della Corte d'appello di Catanzaro ha accolto l'istanza presentata dai difensori, gli avvocati Vincenzo Cicino e Giovanni Russomanno. Nonostante il parere contrario espresso dalla procura generale, il presidente Alessandro Bravin con i consiglieri Maria Rosaria Di Girolamo e Assunta Maiore, hanno ritenuto di poter concedere l'attenuazione della misura custodiale. Secondo il provvedimento emesso «il periodo di custodia già sofferto, la disarticolazione dell'associazione a delinquere e la parziale mitigazione della gravità dei fatti connessa all'esclusione delle aggravanti della transnazionalità e della recidiva», consentono di ritenere sufficiente la misura degli arresti domiciliari. Rigillo era stato tratto in arresto nell'aprile del 2021 nell'ambito del blitz Petrolmafie. Per la Dda di Catanzaro una sorta di cartello tra clan avrebbe spianato la strada alla scalata verso l’oligopolio dei prodotti petroliferi. L’inchiesta avrebbe quindi svelato le «nuove tecniche di penetrazione della ’ndrangheta nell’economia».