Anni di lavori, qualche ostacolo di troppo tra covid e conflitto russo-ucraino con i loro effetti su costi e reperibilità delle materie prime, «ma l’uscita dal tunnel finalmente si vede». Mostra un cauto ottimismo sulla consegna della metropolitana di superficie il direttore dei lavori, l’ingegnere Domenico Angotti, che in una conversazione con la Gazzetta del Sud fa il punto sull’importante sistema di comunicazione, quello che negli obiettivi dovrà migliorare la mobilità del capoluogo di regione riuscendo, al contempo, a ricucire tutte le parti di un territorio frastagliato e decentrato.
Intanto si parte dalla possibile ultimazione, che per la tratta Catanzaro Sala-Catanzaro Lido potrebbe arrivare a cavallo tra fine 2024 e inizio 2025, l’anno nel quale poi i lavori dovrebbero essere definitivamente conclusi.
Angotti parla non solo come tecnico ma prima di tutto come cittadino catanzarese e sottolinea di «credere nella città e nelle sue potenzialità ancora inespresse», quelle che la metropolitana «potrà contribuire a far emergere». Competenze professionali e cuore, insomma, sono gli elementi che il professionista ha messo sul tavolo, e sui cantieri, in questi anni complicati, quando la lunga tempistica di esecuzione scoraggiava l’opinione pubblica e faceva anche accendere i fari dell’Anac. In realtà, spiega Angotti, «non sono mai venute meno le condizioni perché l’opera si facesse, e devo dare atto alla Regione di aver consentito che ciò avvenisse». Questa, fa capire il direttore dei lavori, è una fase nella quale vige una «importante tranquillità esecutiva», perché sono stati «superati numerosi e importanti ostacoli».
Il cammino non è stato semplice. Non si è trattato di realizzare una strada nel bel mezzo del nulla ma di portare avanti un’infrastruttura «che attraversa 20 km, tra strutture ferroviaria e stradale di servizio e accesso, di tessuto urbano». È stata costruita, dunque, passando anche tra case e strade, con sottoservizi di rete, passaggi a livello (che saranno tutti soppressi grazie alla metropolitana), ritrovamenti archeologici e movimenti franosi. «È un’opera complessa – sottolinea – un’infrastruttura lineare, quindi sempre a contatto con il terreno e il territorio. I ritrovamenti archeologici hanno riguardato un insediamento di epoca greca, un acquedotto di epoca romana (che confidiamo di poter rendere visibile), un palmento di 30 tonnellate. Tante imprevedibilità alle quali la città non era forze abituata».
Ma questa fase appare ormai superata: «Sono state realizzate quasi tutte le opere infrastrutturali, quattro campate del viadotto sono già visibili, sulla linea Lido-Sala stiamo posando l’armamento (rotaie e traverse), la galleria è stata terminata. Vediamo l’uscita dal tunnel, insomma e confidiamo di completare la tratta Sala-Lido a cavallo del nuovo anno».
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